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L’omelia del Vescovo Gualtiero per la festa della Dedicazione della Cattedrale

Nella festa della dedicazione della nostra Cattedrale di Santa Maria Assunta la liturgia della Parola di questa Domenica ci invita ad attendere il giorno del Signore senza ansia e senza ignavia, ma come “figli della luce” (cf. 1Ts 5,1-6), simili sia alla “donna forte” di cui parla la prima lettura, le cui dita tengono il fuso e le cui palme si aprono al misero (cf. Pro 31,19-20), sia all’uomo giusto cantato dal Salmo 127, figura del “servo buono e fedele” della parabola dei talenti (cf. Mt 25,14-30). I discepoli devono affrettare nella speranza l’avvento del Signore senza limitarsi a custodire i doni ricevuti, ma cercando di esserne abili amministratori. Nell’ignoranza del giorno e dell’ora del ritorno glorioso del Signore, che giungerà improvviso “come il ladro di notte e come le doglie una donna incinta” (cf. 1Ts 5,2-3), occorre non solo essere prudenti, ma anche fecondi, perché “Dio non regala frutti, ma dona semi da piantare”.

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L’omelia del vescovo Gualtiero per la Solennità di San Fortunato, patrono di Todi e della Diocesi

“Vir vitae venerabilis”: questo è il ritratto di san Fortunato racchiuso nei Dialoghi di San Gregorio Magno. Più che i prodigi compiuti è il muto linguaggio delle pietre di questo luogo a lui intitolato a raccontare la venerazione del popolo tuderte. La cuspide della torre campanaria di questo tempio è visibile da ogni parte, quasi a ricordare a chiunque la osservi che lo sguardo benedicente del Patrono abbraccia l’intero territorio tudertino. Chi arriva da Perugia ne scorge in lontananza la mole; chi viene da Orvieto intravede, incastonata in mezzo al verde, la sua struttura; chi transita sulla E45 si accorge della sua centralità nell’impianto urbanistico medievale di Todi; chi la scruta dalla parte del Tevere nota che, rispetto alla torre campanaria della Ss. Annunziata, è fuori scala. Quando sono salito per la prima volta quassù, come vescovo, ho inteso che i rintocchi del campanone della concattedrale fanno vibrare la facciata di questo tempio, che custodisce le spoglie mortali di “coloro che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace”.

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L’omelia del vescovo Gualtiero per la festa della Natività della Beata Vergine Maria

Celebriamo la festa della Natività della Beata Vergine Maria in questo tempio a Lei intitolato, la cui finezza della sua armonia documenta una pagina luminosa non solo del Rinascimento italiano, ma anche della devozione mariana del popolo tuderte. Il grande modello architettonico della Chiesa dal cuore giovane, pronta a seguire Cristo con freschezza e docilità, rimane sempre la Vergine Maria. “Il suo Fiat (cf. Lc 1,38) è l’esempio più bello – assicura Papa Francesco – che ci racconta cosa succede quando l’uomo, nella sua libertà, si abbandona nelle mani di Dio”.

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L’omelia del Vescovo Gualtiero per la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

“Ammantata di sole”: con questa immagine così evocativa la lex orandi mostra lo splendore di bellezza della Vergine Maria Assunta in cielo. Se l’iconografia ritrae la Madonna con il suo manto steso a proteggere il popolo cristiano, la liturgia ci assicura, nell’odierna solennità, che è Dio stesso a rivestire la Vergine di Nazaret con il manto della sua luce la quale, il giorno di Pasqua, “ha inondato la terra e ha ridato la gioia al mondo intero”.

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