Assunzione della Beata Vergine Maria – Omelia

“Ammantata di sole”: con questa immagine così evocativa la lex orandi mostra lo splendore di bellezza della Vergine Maria Assunta in cielo. Se l’iconografia ritrae la Madonna con il suo manto steso a proteggere il popolo cristiano, la liturgia ci assicura, nell’odierna solennità, che è Dio stesso a rivestire la Vergine di Nazaret con il manto della sua luce la quale, il giorno di Pasqua, “ha inondato la terra e ha ridato la gioia al mondo intero”.

“Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle” (Ap12,1). All’aprirsi del tempio di Dio che è nel cielo, come testimonia il veggente dell’Apocalisse, compare una donna vestita di sole, figura della Chiesa, di cui Maria Ss. è modello e immagine. Splendendo “tra i santi come il sole tra gli astri”, Maria riflette la luce del Figlio suo risorto, invaghito pure Lui da così grande fulgore. Che la Vergine Maria, nel mistero della sua Assunzione, abbia meritato il titolo di “Porta felice del cielo”, ce lo ricorda la finezza dell’armonia di questo Duomo, la cui facciata è una sorta di iconostasi mariana, che introduce chiunque la osservi – pellegrino o turista che sia – a fissare lo sguardo sul volto di Cristo risplendente al centro del rosone.

“Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15,20). L’onda di piena della grazia pasquale ha trasportato Maria, in anima e corpo, nel santuario del cielo. Il suo transito non si configura come un primato di onore, ma come una pienezza di grazia che ha raggiunto la Chiesa in Colei che ne segna l’inizio e il compimento. Nella vittoria totale ed incessante della grazia in Maria, “mistica aurora della redenzione”, la Chiesa scorge il suo punto di origine e il suo traguardo di perfezione. Il mistero dell’Assunzione non rappresenta un’eccezione al destino comune, ma costituisce per tutta l’umanità “un segno di consolazione e di sicura speranza”.

La tradizione patristica e la pietà popolare sono concordi nel testimoniare che non poteva conoscere la corruzione del sepolcro Colei che ha dato al mondo l’Autore della vita. Dio ha preparato per Lei un rifugio in cielo: come in previsione della morte di Cristo l’ha preservata dal contagio del peccato originale, così, prima della fine dei tempi, Le ha assicurato una degna dimora. Si tratta di un rifugio sicuro, tanto per la sua anima quanto per il suo corpo; la sicurezza di questo rifugio sollecita il popolo cristiano a trovare riparo accanto alla Madre di Dio che siede, come Regina, alla destra del Figlio suo, “Re immortale nei secoli”.

Quando la madre dei figli di Zebedeo cerca, invano, di prenotare i primi posti del Regno di Dio per Giacomo e Giovanni (cf. Mt 20,20-28) riceve una risposta che troverà piena luce con l’Assunzione al cielo di Maria. Se il Signore Gesù sta alla destra del Padre, il quale ha lo Spirito alla sua sinistra, e Maria Ss. siede alla destra del Figlio suo, i posti sono già assegnati. E tuttavia, sulle ginocchia di Maria, è raccolta la Chiesa intera. Il carattere materno che associa il destino della Madre di Gesù a quello della Chiesa trova singolare espressione artistica nella cuspide centrale della facciata di questo Duomo, la cui decorazione musiva fissa il gesto maestoso e tenero del Cristo che, incoronando la Madre sua, abbraccia la Chiesa sua Sposa.

La solennità della Dormitio Virginis, chiamata in Occidente Assunzione, ha due diversi registri iconografici: la Dormitio raffigura Maria circondata dagli apostoli e vegliata da Gesù, il quale tiene in braccio la sua anima, avvolta in fasce; l’Assunzione, come è possibile contemplare nel mosaico del timpano che sovrasta il portale centrale di questo Duomo, pone gli angeli a scortare il transito di Maria verso il cielo e a sostenere il suo “peso di grazia”. La loro agilità lascia intravedere che si tratta di un peso “dolce e leggero”; lo stupore consente di percepire il loro giubilo, come un “filo di silenzio sonoro” (cf. 1Re 19,12). Forse avranno intonato il Cantico di Maria, risuonato nel brano della Visitazione (cf. Lc 1,46-55), proclamato dalla liturgia.

Oso immaginare che l’Assunta abbia ceduto agli angeli i diritti d’autore sul Magnificat. Essi condividono con la Chiesa pellegrina sulla terra questo titolo di onore, che è un servizio d’amore. Amplificare il Magnificat, modulandolo con il Gloria e armonizzandolo con l’Alleluia: questa è la missione che la Chiesa adempie ogni giorno, nella liturgia vespertina, scorgendo in Maria l’annuncio della vittoria pasquale, raggiunta fin d’ora nel punto più verginale delle membra del suo Corpo.

+ Gualtiero Sigismondi

Orvieto - Basilica Cattedrale
15-08-2020