“Vir vitae venerabilis”: questo è il ritratto di san Fortunato racchiuso nei Dialoghi di San Gregorio Magno. Più che i prodigi compiuti è il muto linguaggio delle pietre di questo luogo a lui intitolato a raccontare la venerazione del popolo tuderte. La cuspide della torre campanaria di questo tempio è visibile da ogni parte, quasi a ricordare a chiunque la osservi che lo sguardo benedicente del Patrono abbraccia l’intero territorio tudertino. Chi arriva da Perugia ne scorge in lontananza la mole; chi viene da Orvieto intravede, incastonata in mezzo al verde, la sua struttura; chi transita sulla E45 si accorge della sua centralità nell’impianto urbanistico medievale di Todi; chi la scruta dalla parte del Tevere nota che, rispetto alla torre campanaria della Ss. Annunziata, è fuori scala. Quando sono salito per la prima volta quassù, come vescovo, ho inteso che i rintocchi del campanone della concattedrale fanno vibrare la facciata di questo tempio, che custodisce le spoglie mortali di “coloro che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace”.
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