Prima celebrazione a Todi – Festa della Madonna del Campione – Omelia

In questa splendida Piazza, che riassume la fede, l’arte e la storia della nostra terra, è risuonata l’eco della voce del profeta Zaccaria: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme!” (Zc 9,9). Dopo il lungo esilio babilonese, il Dio d’Israele rivolge al suo popolo questo appello, che annuncia l’ingresso del Messia a Gerusalemme, per dare compimento alla sua Pasqua. A Israele, rassegnato a rimanere in terra straniera, il Signore grida: “Ritornate alla cittadella, prigionieri della speranza!” (Zc 9,12). Questa profezia si compie al tempo del “nuovo Israele”, la Chiesa, posta sotto l’ombra dello Spirito di Dio il quale, risuscitando Gesù dai morti (cf. Rm 8,11), l’ha fatta “prigioniera” della speranza, non sua “carceriera”.

Il brano evangelico manifesta l’identità profonda del Messia, “Re di pace”, nella sua relazione intima e vitale con il Padre, che si compiace di manifestare ai “piccoli”, ai nèpioi, il suo Mistero, inaccessibile per i dotti (cf. Mt 11,25-30). Dopo aver ringraziato il Padre, Gesù si rivolge ai “piccoli”, dicendo loro: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28). Egli assicura il “ristoro” dello Spirito a questa condizione: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,29-30). Il “giogo” che invece di pesare alleggerisce e anziché schiacciare solleva è il comandamento del Signore sull’amore fraterno, che Egli consegnerà ai discepoli prima della sua Pasqua (cf. Gv 13,34; 15,12), testimoniando, con la lavanda dei piedi, che “amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento”.

Fratelli e sorelle carissimi, la fede si misura sulla “bilancia” della carità: “la fede ispira la carità e la carità custodisce la fede”. Quanto questo sia vero lo testimonia la Vergine Maria: Ella, “Immacolata nella carità”, è il “campione” della fede della Chiesa; è ai piedi della Croce, “bilancia del grande riscatto”, che ottiene il titolo di “Madre della Chiesa”. Il nostro concittadino fra Jacopone da Todi, discepolo del Santo di Assisi, nella “lauda” sul “Pianto della Madonna” descrive, in commovente sintesi, la passione e la morte di Cristo in Croce e fa sgorgare dalla sensibilità di Maria, desiderosa di morire con Gesù, la più tenera invocazione: “Figlio amoroso giglio”. E Gesù dall’alto della Croce, “spes unica”, le esprime la sua ultima volontà, che San Giovanni Paolo II ha così parafrasato qui a Todi, in questa stessa Piazza, il 22 novembre 1981: “Mamma, perché piangi? Io voglio che tu rimanga per aiutare questi miei fratelli!”.

L’accento mistico di questa lirica sottolinea, in modo tanto appassionato quanto tormentato, che all’ombra della Croce siamo stati posti sotto la protezione della Madonna! Gesù, prima di affidare Maria a Giovanni, si preoccupa di consegnare il discepolo a sua Madre (cf. Gv 19,25-27). Sulla croce si spoglia persino dello sguardo materno, invitando Maria a prendersi cura di Giovanni, a orientare verso l’umanità che egli rappresenta la sua sollecitudine d’intercessione e di grazia. Questa premura di Cristo crocifisso verso di noi è velata nell’immagine della Madonna del Campione in cui Gesù bambino ha il capo rivolto verso chi lo guarda, mentre è accarezzato dagli occhi grondanti di stupore di Maria e Giuseppe, che ascoltano il battito del suo Cuore, mite e umile. Mitezza e umiltà sono la “sistole” e la “diastole” del Cuore di Cristo, irrorato dalle “coronarie” della divina misericordia, che le “placche” del peccato non riescono a occludere.

Mitezza e umiltà sono le credenziali di Maria, che risplende fra i “piccoli” perché Dio ha riversato in Lei, oltre che rivelato, i tesori della Sua grazia. Mitezza e umiltà sono virtù sinodali: la mitezza senza umiltà non ha radici e l’umiltà senza mitezza non porta frutto. Come l’unità di misura della mitezza è la fermezza, così l’obbedienza è la misura alta dell’umiltà (cf. Fil 2,8). Sia nel Fiat della Vergine (cf. Lc 1,38), sia nell’Amen di Cristo (cf. Eb 10,7), umiltà e obbedienza si rispecchiano l’una nell’altra.

Santa Maria, Madonna del Campione, ottienici dal Figlio tuo un cuore mite e umile; aiutaci a testimoniare, con entusiasmo sincero, che l’obbedienza è la “pietra d’angolo” dell’umiltà e la fermezza è la “chiave di volta” della mitezza. Santa Maria, Madonna del Campione, assieme a San Fortunato, “vir vitae venerabilis”, concedimi di guidare con saggezza questo popolo, portando con serena fiducia il “peso di grazia” del servizio episcopale.

Tu, che hai continuo e libero accesso nel Cuore del Figlio tuo, consentimi di accordare al Fiat il Magnificat e lo Stabat Mater.

Todi (PG) - Sagrato della Basilica Concattedrale
05-07-2020