L’omelia del vescovo Gualtiero per la solennità di San Giuseppe

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Il “deserto quaresimale” a Orvieto inizia a fiorire nella solennità del suo Patrono, San Giuseppe. La liturgia ci fa salire con lui a Gerusalemme ove Gesù, dodicenne, senza che nemmeno sua Madre se ne accorga, si ferma a dialogare con i dottori nel tempio. Quando Maria e Giuseppe ripartono per Nazaret, dopo una giornata di viaggio lo cercano, invano, tra i parenti e i conoscenti. Costretti a tornare indietro, tre giorni dopo “lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava” (Lc 2,46).  “Figlio – gli chiede sua Madre –, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2,48). “Maria – rileva Papa Francesco – non dice io e tuo padre: prima dell’io c’è il tu!”. “Perché mi cercavate? Non sapevate – chiede Gesù – che devo essere nelle cose del Padre mio?” (Lc 2,49). Il silenzio con cui replicano alle parole di Gesù porta a compimento l’opera della consegna di sé iniziata da Dio stesso nei loro cuori: immacolato quello di Maria e castissimo quello di Giuseppe. Egli, in questa circostanza, prende coscienza di aver dato a Gesù “non i natali, ma lo stato civile”.

Per il testo completo dell’omelia clicca qui.