“Signore Dio onnipotente, che ci avvolgi della luce del tuo Verbo fatto uomo, fa’ che risplenda nelle nostre opere il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito”. Da questa orazione della Messa dell’aurora di Natale, letta in sinossi con il Preconio pasquale, si evince che la luce dell’Incarnazione del Verbo avvolge la Chiesa, mentre la luce della Risurrezione di Cristo la inonda di grande splendore. Quella della “notte placida” è una “luce gentile”; il “sole di Pasqua” è una “fontana di luce”. A Natale la gloria del Signore avvolge di luce i pastori a cui un angelo annuncia la nascita del Salvatore; a Pasqua è sempre un angelo, grondante di luce, a mostrare alle donne la tomba vuota. Nella mangiatoia l’astro che rifulge fra le tenebre del mondo sveglia l’aurora della “pienezza del tempo”; al sepolcro il rotolare della pietra che lo sigilla annuncia lo spuntare dell’ottavo giorno. Come la luce di una stella mette in cammino i Magi, “primizia dei popoli chiamati alla fede”, così il sorgere dell’alba radiosa e splendida del giorno di Pasqua apre la strada al Vangelo. La luce crea sempre un percorso: ogni fascio di luce indica il sentiero della vita, ogni raggio di luce traccia alla terra una via al cielo.
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