Il campeggio di Azione Cattolica ad Aprica (Sondrio). Le testimonianze dei ragazzi

165 ragazzi hanno riflettuto sui temi legati all'identità e all'affettività. E poi i momenti di preghiera, le passeggiate, i giochi e le serate animate

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Si è svolto dal 19 al 26 agosto ad Aprica (Sondrio), il campo giovani “Avere un cuore in due” organizzato dall’Azione cattolica diocesana. Circa 165 ragazzi delle diverse parrocchie di Orvieto-Todi hanno partecipato insieme a circa 35 animatori, 5 sacerdoti, 3 religiose e 1 consacrata. È stata l’occasione in cui tanti giovani dai 14 ai 18 anni, affrontando i temi dell’identità, della relazione e dell’affettività, hanno potuto sperimentare la bellezza di vivere una Chiesa che cammina verso il Regno. A ciò si aggiungono passeggiate, giochi, serate animate e i servizi fatti da tutti nella casa in autogestione. Di seguito alcune testimonianze.

Sara Bartolucci: “Quest’anno è stata la mia prima esperienza al campeggio. All’inizio avevo molte aspettative, perché, quando ne sentivo parlare, vedevo gli altri felici e entusiasti di questi giorni passati insieme. Le prime catechesi non mi hanno colpito particolarmente, perché eravamo tutti molto riservati e non ci sentivamo pronti ad aprirci gli uni con gli altri. Dopo poco tempo, però, grazie all’aiuto degli animatori ci siamo aperti e abbiamo cominciato a confrontarci riguardo a tematiche su cui mi interrogavo da tempo. Non è stato facile e credo che sia stato così anche per i miei compagni di squadra. Questo mi ha permesso di conoscere meglio i miei amici e di relazionarmi con persone che non conoscevo. Sono grata a tutti gli animatori che hanno speso il loro tempo nel cercare di farci conoscere l’amore di Dio, e a Dio per avermi fatto vivere questa esperienza”.

Caterina Tondi: “Il campeggio ti dona sempre qualcosa, ti porta nuove amicizie, nuove esperienze e ti fa provare tantissime emozioni. Non è stato il mio primo campeggio ma posso assicurarvi che nessuno è come l’altro. Questa volta mi porto a casa la consapevolezza di ciò che vuol dire amore, amore in tutte le forme, per gli altri e per se stessi. Ho capito che non davo il giusto peso a certe parole e troppo invece ad altre che erano sbagliate, che siamo chiamati ad amare e ricevere amore. Mi porto a casa nuove amicizie e conoscenze che mi hanno segnato e aiutato. Ho trovato tante persone speciali come gli animatori che ci sono sempre stati per tutti quanti e spero di aver lasciato qualcosa anche io, di aver aiutato gli altri come loro hanno fatto per me. Sicuramente ho lasciato un pezzo di cuore perché non vorrei altro che tornare lì”.

Chiara Persichetti: “Ogni anno il campeggio ti regala emozioni uniche; è un’esperienza di crescita sia nella vita che nella fede. Sono tornata a casa cresciuta e con più consapevolezze, ho capito cosa vuol dire amare non solo gli altri ma anche se stessi perché in fondo noi amiamo con il corpo ma grazie alla nostra anima. Quando un campeggio termina senti dentro di te come un vuoto dato dal fatto che ti sei posto nuove domande alle quali puoi rispondere solo attraverso gli insegnamenti dati durante il campeggio. Fondamentali per questo sono stati gli animatori che si sono resi disponibili ad ascoltare la tua vita e le tue domande senza giudicarti: è una cosa bellissima perché nella vita di tutti i giorni persone così non le trovi facilmente. Animatori e animati uniti dall’amore, quello di Dio e per Dio, degli altri e per gli altri”.

A cura di Irene Grigioni

(Tratto dal settimanale regionale La Voce del 1° settembre 2023)