Presentazione del Signore, 2022 – Omelia

“Venite, adoriamo il Dominatore che viene nel suo tempio”. La Liturgia delle Ore della festa odierna si apre con questo invito ad adorare il Signore, invocandolo con un titolo di “Dominatore”. Il suo dominio non opprime ma libera dal potere delle tenebre e della morte. Egli domina sul cielo, sulla terra e sottoterra. Egli – è sempre la Liturgia a parlare – è rovina e salvezza: rovina per il Principe delle tenebre e salvezza per tutte le genti, a partire dal popolo d’Israele (cf. Lc 2,32).

Assoggettandosi alle prescrizioni della Legge, Gesù va incontro al suo popolo, “che lo attendeva nella fede”. Nel rito della presentazione al tempio, compiuto da Maria e Giuseppe, si raccoglie tutto lo stupore dell’attesa di Israele, che trova il suo profondo respiro nella voce dei profeti. Nel tempio ci sono due “sentinelle”, Simeone e Anna, che in preghiera sembrano stare sull’attenti, in “guardia permanente”. Anna loda Dio: è molto anziana, ma l’orazione, accreditata dal digiuno, assicura al suo cuore lo splendore della primavera. Simeone accoglie Gesù tra le braccia, benedicendo Dio e annunciando a Maria che il Figlio suo sarà segno di contraddizione.

La presentazione di Gesù al tempio è un vero e proprio “preludio pasquale”. Si tratta di un evento in cui già si intravede la luce del Sole di Pasqua. La consegna che Maria e Giuseppe fanno di Gesù al tempio si configura come un rito di dedicazione. La deposizione di Gesù tra le braccia di Simeone richiama quella nella mangiatoia e prepara quella della Croce.

Tre sono le deposizioni del Signore, di cui Maria Vergine è protagonista silenziosa: a Betlemme depone Gesù nella mangiatoia; nel tempio di Gerusalemme lo depone tra le braccia di Simeone; ai piedi della Croce accoglie il corpo del Signore sulle sue ginocchia. A Betlemme sono gli occhi, velati di stupore, a deporre Gesù nella mangiatoia; a Gerusalemme il gesto della deposizione è accompagnato dagli orecchi, attenti alle parole di Simeone; all’ombra della croce sono le ginocchia di Maria a portare a compimento l’obbedienza di Gesù alla volontà del Padre.

Oggi celebriamo la Giornata Mondiale della Vita Consacrata: la lampada accesa del nostro abbandono alla fedeltà di Dio esprima la luminosità delle nostre anime. La festa della “Candelora”, che con il rito dei ceri annuncia la Veglia pasquale, sia il prologo del nostro andare incontro al Signore raggianti. La celebrazione che stiamo vivendo confermi questo nostro impegno, lo ravvivi qualora si sia affievolito e ci aiuti a non dimenticare che l’obbedienza, vissuta “sine glossa”, è fonte di pace, opera un vero e proprio “svezzamento” del cuore (cf. Sal 131,1-2).

La Vergine Maria, “portavoce della nostra preghiera presso il Figlio suo”, ci ottenga la grazia di “svezzarci”, di prendere il largo nel mare aperto della volontà di Dio, mediata dalla voce della Chiesa, la quale oggi, invitandoci a tenere accesi i ceri, ci ricorda che “la fede pasquale si trasmette da persona a persona, come una fiamma si accende da un’altra fiamma”.

+ Gualtiero Sigismondi

Collevalenza - Santuario dell'Amore Misericordioso
02-02-2022