“Il chicco di grano, se muore, produce molto frutto” (cf. Gv 12,24). Lo spuntare della tomba di Madre Speranza dalla nuda terra della Cripta del Santuario di Collevalenza ci ricorda che la sua fama di santità è paragonabile a un chicco di grano caduto in terra. Il seme della sua vita, morendo, non è rimasto solo ma continua a portare molto frutto.
“Se uno mi vuole servire, mi segua” (cf. Gv 12,26). Madre Speranza ha servito il Signore seguendolo all’ombra della croce. Illuminata dalla sapienza della croce, ella ha testimoniato che Dio sceglie quello che è debole e ignobile, quello che è nulla (cf. 1Cor 1,27-28). Il “peso di grazia” delle scelte di Dio, che il mondo ignora, è quello del legno della croce, trono della divina misericordia.
“Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia” (cf. Sir 2,7). La misericordia si aspetta dal Signore e si ottiene facendola, perdonando, “fino a settanta volte sette” (cf. Mt 18,22). Come l’uomo aspetta la misericordia di Dio, così Dio attende che l’uomo perdoni di cuore i propri nemici. Il Padre onora con la sua misericordia chi lo segue lungo la strada del perdono, una strada stretta e tutta in salita ripida.
L’insegnamento che Madre Speranza ci ha lasciato è proprio questo: seguire il Signore, respirando la sua misericordia. Il suo stesso nome ci ricorda che la divina misericordia è l’unico fondamento della nostra speranza. Avversaria della speranza è l’ansia; sua alleata, invece, è la misericordia, che la rende viva e lieta.
Speranza e misericordia si incontrano sull’albero della croce: “O crux ave, spes única”. Così ci fa pregare la Liturgia, che osa guardare al vessillo della croce ascoltando il respiro di Cristo crocifisso, il quale ci ha amati fino alla fine, donandoci il suo Spirito. Il crocifisso, a cui la Beata Speranza era particolarmente legata, ci fa sentire l’alito della divina misericordia.
Ascoltare il respiro di Cristo crocifisso respirando il suo Santissimo Nome è una disciplina da praticare. Edificante, al riguardo, è la testimonianza offertami da un sacerdote che aveva stabilito la sua residenza nel confessionale e il suo domicilio davanti alla croce eretta sopra il tabernacolo. Un giorno, nella mia impertinenza, trovandolo al suo “posto di guardia”, gli ho chiesto: “Stai più comodo seduto in confessionale o in ginocchio davanti al Santissimo?”. La risposta mi ha lasciato senza fiato: “In confessionale, ascoltando i penitenti, sento il respiro della divina misericordia, davanti al tabernacolo respiro il Santissimo Nome di Gesù, fonte di speranza e di pace”.
Ascoltare il respiro di Gesù e respirare il suo Santissimo Nome: questo duplice esercizio, che siamo tutti chiamati a praticare ogni giorno con entusiasmo sincero, è il modo più semplice ma anche più solenne per rendere omaggio a Madre Speranza e per rendere grazie al Signore che ha voluto deporre, nella nostra terra, il seme di santità di questa insigne Beata.
+ Gualtiero Sigismondi