L’omelia del vescovo Gualtiero per la solennità di San Fortunato

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Fratelli e sorelle carissimi, come una casa senza affetti è solo un riparo, così una città senza un campanile è soltanto un insieme di abitazioni. Il campanile di questo tempio, intitolato a San Fortunato, è segno visibile dell’identità civile e religiosa della città di Todi, che ha eletto a sua sentinella il santo vescovo Fortunato. Quello che conosciamo di lui è racchiuso nei Dialoghi di San Gregorio Magno; quello che sappiamo di lui ce lo racconta la devozione del popolo tuderte, che ha eretto in suo onore questo tempio “fuori scala”.

La storia insegna che l’affermarsi del Cristianesimo avviene, anche nella città di Todi, contemporaneamente al disgregarsi dell’Impero romano. La difesa dalle orde dei barbari che percorrono la penisola – da oltre le Alpi o dalle coste del sud con l’obiettivo di raggiungere Roma – è affidata a piccoli agglomerati urbani, edificati quasi sempre intorno a una Chiesa o a un luogo sacro. Ecco assumere un valore fondamentale la figura di San Fortunato, defensor fidei et defensor civitatis, chiamato a preservare la comunità cristiana e civile di Todi da guerre e pestilenze. È proprio intorno alla Chiesa a lui intitolata che, calmatesi le acque burrascose delle grandi invasioni, la nostra città comincia a ricostruirsi e a svilupparsi fino ad assumere la forma che è giunta ai nostri giorni.

Per il testo completo dell’omelia clicca qui.