Ricordando Mons. Virginio Francesco Dondeo, vescovo di Orvieto, nel 50° anniversario della morte

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Questo pomeriggio alle ore 18.30, in Cattedrale, il vescovo Gualtiero Sigismondi presiede, in concomitanza con la Novena dell’Assunta, una S. Messa in suffragio di mons. Virginio Francesco Dondeo, vescovo di Orvieto, a cinquant’anni esatti dalla sua morte.
In ricordo del Presule, pubblichiamo questo profilo biografico, curato dallo stesso vescovo Gualtiero e tratto da un articolo uscito su CremonaSera ieri, 5 agosto 2024, a firma di Fabio Amadini, assessore alla Cultura del Comune di Castelverde, paese natio di mons. Dondeo.

Virginio Francesco Dondeo, primo di cinque fratelli, nacque a Castelnuovo del Zappa il 21 settembre 1904. A 11 anni entrò in seminario, distinguendosi per umiltà e grande intelligenza. Fu inviato al Collegio lombardo in Roma per seguire i corsi di Teologia morale e dogmatica alla Gregoriana. Il 27 agosto 1927 il diacono don Virginio fu consacrato presbitero nella chiesa di Castelnuovo dal vescovo Giovanni Cazzani.

Nominato vicerettore del Seminario, a fianco del rettore mons. Squintani, vi insegnò Filosofia e Teologia morale. Fu particolarmente apprezzato anche da Padre Gemelli che lo voleva all’Università Cattolica come assistente della professoressa di filosofia Vanna Rovighi, ma il Vescovo Cazzani non cedette alle richieste. Con l’elezione di mons. Squintani ad arcivescovo di Ascoli Piceno, nel 1936 divenne Rettore del Seminario di Cremona, facendone accrescere la valenza dei corsi di studio, con uno stile rigoroso e nello stesso tempo amabile verso i seminaristi, pronto all’ascolto, attento a formare la loro personalità umana e cristiana attraverso una particolare dedizione a ciascuno perché nessuna vocazione si perdesse.

Estimatore ed amico di don Primo Mazzolari, che invitò a predicare gli Esercizi Spirituali in Seminario nel 1937, ne fu revisore degli scritti e delle stampe così da togliere sospetti e accreditare la buona fede di don Primo, anche nella collaborazione al periodico “Adesso”, particolarmente osteggiato dalla gerarchia ecclesiastica.

Eletto nel 1953 alla sede di Alife – Caiazzo, mons. Dondeo fu consacrato vescovo nella Cattedrale di Cremona dal vescovo Danio Bolognini, ne prese possesso il 20 settembre di quello stesso anno. Durante il suo episcopato difese sempre i diritti dei lavoratori e dei più deboli, guadagnandosi l’appellativo di “vescovo rosso” per l’energia e la determinazione nel trattare con le amministrazioni civili per affermare la priorità del valore del lavoro e dello studio, nel rispetto della dignità e del diritto di ogni persona.

Trasferito alla sede di Orvieto il 7 agosto 1961, i primi anni del suo episcopato in terra umbra furono contrassegnati da avvenimenti della Chiesa Cattolica di risonanza mondiale che lo coinvolsero e lo videro protagonista, dalla partecipazione ai lavori del Concilio Vaticano II, alla celebrazione in diocesi (1963 – 1964) del VII Centenario del miracolo di Bolsena e della Bolla “Transiturus”, culminate con la visita di Paolo VI. Nel pomeriggio dell’11 agosto 1964 il Santo Padre, usando per la prima volta un elicottero, raggiunse la Cattedrale di Orvieto. Altro avvenimento importante che contraddistinse l’episcopato del presule cremonese fu la realizzazione delle porte bronzee del Duomo (1970), ove vi è scolpita l’immagine di Giovanni XXIII e il suo programma pastorale, con le sette opere di misericordia corporale.

Mons. Dondeo portò ad Orvieto una mentalità permeata della logica dinamica del nord Italia. Con l’affabilità che gli era consueta, riuscì a suscitare simpatia, ammirazione e rispetto. Era un assertore convinto che solo elevando tutto l’uomo si poteva avere un cristiano completo. Questa consapevolezza, mutuata da don Primo Mazzolari, lo ha portato a maturare alcune delle principali istanze pastorali del Vaticano II sulla “Chiesa dei poveri”, la libertà religiosa, il pluralismo, il dialogo con i “lontani”, la distinzione tra errore ed errante.

Fu anche amministratore apostolico della diocesi di Bagnoregio (VT), ove fu vescovo il suo predecessore mons. Tranquillo Guarneri, anch’egli rettore del Seminario di Cremona, lasciando anche in questa diocesi un buon ricordo. Dal 1972 gli fu affidata Todi come diocesi “aeque principaliter”. Nonostante il breve periodo in cui governò la chiesa tuderte, riuscì ad accostarsi a tutte le realtà parrocchiali e a dare fiducia al clero con il suo zelo pastorale.

Nel 1973 si manifestarono i primi segni di una grave malattia. Ricoverato a metà luglio del ‘74 nell’ospedale cittadino, si rese necessario il trasferimento presso il policlinico “Gemelli” ad inizio agosto, dove fu affidato alle cure di un insigne ematologo, il professor Carbonin. Martedì 6 agosto 1974 chiese di tornare ad Orvieto “per morire tra i suoi”. Nel primo pomeriggio l’ansiosa corsa dell’autolettiga che trasportava il vescovo morente si fermò per un incidente in autostrada, perdendo così del tempo. Il vescovo spirò giunto al casello autostradale di Orvieto.

Nella foto mons. Dondeo e il giornale della Diocesi di Orvieto con l’annuncio della morte del Vescovo.