Si è concluso giovedì 11 aprile il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, con la partecipazione di 613 persone provenienti da 182 diocesi, tra cui quella di Orvieto-Todi. Dedicato al tema dei “Confini, zone di contatto e non di separazione”, il convegno, svoltosi a Grado, sul confine tra l’Italia e la Slovenia, si è costituito come un ponte tra il convegno di Salerno del 2023 e il Giubileo del 2025. Il confine, tema tanto attuale quanto complesso, è stato attraversato e letto da molteplici punti prospettici, avendo come strade maestre nella riflessione le “tre vie” consegnateci da papa Francesco in occasione del 50° dell’istituzione di Caritas Italiana: la via degli ultimi, la via del Vangelo, la via della creatività: vie attraversate con le lectio guidate dalla biblista Antonella Anghinoni e con le preziose testimonianze rispettivamente di fra Francesco Zanoni, custode della Fraternità Francescana di Betania sede di Verona, don Otello Bisetto, cappellano del carcere minorile di Treviso e Roberto De Martino, Gruppo Terra e Cielo. Il confine è stato presentato come necessario per definire e non per separare, e essenziale quando sa costituirsi come spazio di incontro e non per distanziarsi.
La prima giornata si è aperta con i saluti istituzionali e l’accoglienza di S.E. mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente di Caritas Italiana e Vescovo di Gorizia. Dopo la preghiera iniziale, poi, Luciano Larivera s.j., direttore del Centro culturale Veritas di Trieste e don Matteo Pasinato, docente di Teologia morale presso la Facoltà Teologica del Triveneto, hanno guidato due riflessioni sul tema del confine: il primo ponendo attenzionale alla centralità della frontiera nel contesto globale e il secondo proponendo una lettura cristiana del confine nella sua dicotomia di linea vitale e barriera mortale.
La seconda giornata ha visto l’intervento di mons. Michael Landau, presidente di Caritas Europa, la presentazione del progetto di sostegno all’istruzione #Avvenireperdonneafghane promosso dal quotidiano “Avvenire” in collaborazione con Caritas Italiana e una tavola rotonda dal titolo “Il contributo di Caritas per un’Europa senza confini” a cui hanno partecipato S.E. mons. Alojzij Cvikl, presidente di Caritas Slovenia, Stella Foskolou, presidentessa di Caritas Hellas, Natalia Peiro, segretaria generale di Caritas Spagna, Ettore Fusaro, Ufficio Europa di Caritas Italiana. Nel pomeriggio poi, tutti i partecipanti al convegno hanno vissuto in prima persona uno “sconfinamento” partecipando alla preghiera per la pace e ascoltando testimonianze di alcuni giorvani presso la concattedrale di Nova Gorica, in Slovenia, per concludere poi la giornata con la S. Messa a Gorizia e una cena tipica friulana offerta dalla diocesi di Gorizia.
La terza giornata è stata caratterizzata da 4 assemblee tematiche: “Chiesa di minoranza, in cammino, capace di sconfinare”, tenuta da S.EM. card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, “Nei margini la piccolezza evangelica”, tenuta da Daniela Chiara, Piccola Sorella di Gesù, “Confini: luoghi di incontro e di convivenza delle differenze”, tenuta da Giovanni Grandi, docente di Filosofia morale presso l’Università di Trieste e “Carità e giustizia: quale confine?”, tenuta da Gabriella Burba, sociologa.
La quarta giornata, dopo la narrazione di “confine” di una giovane, ha visto l’intervento di don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana per la consegna di “Orientamenti per un cammino comune”.
Con la carità che, ha ricordato, mons. Zenari, è uno dei tre pilastri della fede cattolica, possiamo trasformare, come ha invitato a fare mons. Redaelli, i confini in punti di incontro e riconciliazione. Confini che, ha ammonito don Marco Pagniello, ci costituiscono e definiscono la nostra esistenza, tanto che solo partendo da essi, sappiamo accorgerci di quelli che sono fuori di noi, per abitarli generativamente. Nell’imparare a stare nei confini con lo stile del Vangelo, prima opera segno che declina al presente la funzione pedagogia di Caritas nell’animazione delle comunità, don Marco ha evidenziato quali confini custodire con cura, perché capaci di definirci e dove invece avere il coraggio di sconfinare facendo, come Caritas e come cristiani, la nostra parte a partire dalle prossime elezioni europee e dal Giubileo del 2025. Il 44° convegno si è concluso, allora, con l’invito a “partire da noi, coinvolgendo chi abbiamo intorno, per porre segni di speranza”.
A cura di Irene Grigioni