Veglia pasquale – Omelia

“Cristo ieri e oggi, Principio e Fine, Alfa e Omega. A Lui appartengono il tempo e i secoli”. Il solenne inizio della Veglia o lucernario si apre con questa professione di fede, che ci invita a ripercorrere il cammino compiuto dalle donne il mattino di Pasqua. Il dolore le fa uscire di casa quand’era ancora buio; il timore le invade di fronte alla tomba vuota; lo stupore le inonda di meraviglia nuova alla vista del Risorto. Lo stupore delle donne, custodi del primo annuncio della gioia pasquale, non riesce a contagiare subito i discepoli i quali, assaliti dalla paura, si arrendono solo dopo aver visto il Signore. Di questa “resa” parlano i santi segni della Veglia pasquale che, immergendo il cero nel fonte battesimale, fanno pace tra due nemici giurati, il fuoco e l’acqua, e ci suggeriscono questa esclamazione: “Se fu grande all’inizio la creazione del mondo, ben più grande, nella pienezza dei tempi, fu l’opera della nostra redenzione!”.

La Veglia pasquale, sollecitandoci ad ascoltare “con cuore sereno la parola di Dio”, copre l’intero arco della storia della salvezza, che ha tre “cardini”: all’inizio la creazione, al centro l’incarnazione-redenzione e al termine la parusia, la venuta finale che comprende anche il giudizio universale. “Questi tre momenti – rilevava Benedetto XVI, che oggi compie 95 anni – non sono da intendersi semplicemente in successione cronologica. Infatti, la creazione è sì all’origine di tutto, ma è anche continua e si attua lungo l’intero arco del divenire cosmico, fino alla fine dei tempi. Così pure l’incarnazione-redenzione, se è avvenuta in un determinato momento storico, il periodo del passaggio di Gesù sulla terra, tuttavia estende il suo raggio d’azione a tutto il tempo precedente e a tutto quello seguente. E a loro volta l’ultima venuta e il giudizio finale, che proprio nella croce di Cristo hanno avuto un decisivo anticipo, esercitano il loro influsso sulla condotta degli uomini di ogni epoca”.

La trama del tessuto della storia, inserita nell’ordito del piano di salvezza, non è esente dalle “trame” del male, ma queste non possono sottrarre alle mani di Dio la signoria del mondo: Egli ha “progetti di pace e non di sventura” (cf. Ger 29,11). Nessuna circostanza, nessun fallimento sono privi della grazia di Dio: “Tutto concorre al bene” (Rm 8,28). Egli interviene nei tornanti più angusti della storia con amore di Padre: “ci sono coincidenze che è difficile non chiamare disegno”. Uno degli ossimori più sorprendenti della fede della Chiesa, felix culpa, intarsiato nel Preconio pasquale, assicura che Dio ricava il bene da tutto: anche dal peccato e dalla morte, dalla croce e dalla tomba di Cristo. “Ma Dio lo ha risuscitato” (At 13,30): questa formula di fede associa Pietro e Paolo nell’annuncio della Risurrezione del Signore (cf. At 3,15; 10,40), rivelando che Dio, per mezzo del suo Figlio, “ha modificato l’orientamento della storia, sbilanciandola dalla parte del bene”.

La storia del mondo, segnata dal No di Adamo, si regge sul Ma di Dio che, nella pienezza del tempo, ha voluto aver bisogno del di Maria per dare compimento al suo disegno universale di salvezza. Il Fiat della Vergine (cf. Lc 1,38) annuncia l’Eccomi di Cristo (cf. Eb 10,7): si rispecchiano l’uno nell’altro e formano un unico Amen alla volontà del Padre (cf. Gv 4,34). La partecipazione più stretta al piano di pace, realizzato da Dio nel Mistero pasquale, vede come protagonista la Madre di Gesù: “in Lei la storia ha svoltato, ha cambiato il suo corso”. Ella nei Vangeli canonici non è menzionata tra le donne che vanno al sepolcro il mattino di Pasqua. “Se gli Evangelisti non l’hanno menzionata – osserva Frederic Manns – è perché questa apparizione appartiene a un ordine di cose che deve essere nascosto all’occhio umano e che deve essere intuito piuttosto che raccontato. Se il primo annuncio della Risurrezione il Risorto lo ha affidato a Maria di Magdala, la prima gioia della Risurrezione l’ha senz’altro regalata a sua Madre”.

Nell’oggi di questo “giorno fatto dal Signore” osiamo bussare al Cuore immacolato di Maria con la serena fiducia che la fede pasquale ispira: “Il dono di grazia non è come la caduta” (Rm 5,15). Facciamo nostra la supplica dell’Atto di consacrazione compiuto da Papa Francesco nella solennità dell’Annunciazione: “Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra. Tu, arca dell’alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione. Tu, terra del cielo, riporta la concordia nel mondo. Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono (…). La tua preghiera ci disponga alla pace (…) Provvedi al mondo la pace (…)”. Fratelli e sorelle carissimi, “il dolce battito della pace”, che Cristo ha conquistato sulla croce nel dono di sé, “torni a scandire le nostre giornate”.

+ Gualtiero Sigismondi

Orvieto - Basilica Cattedrale
16-04-2022