Ci raccogliamo in preghiera per chiedere al Signore di donare alla Chiesa un Papa a Lui gradito per santità di vita, vigile e premuroso nella guida del Suo popolo. La mano dei Cardinali, riuniti in Conclave, scriva il nome che Dio ha scelto come successore del Beato Pietro. Il Signore li aiuti a porre le “somme chiavi” nelle mani giuste, senza “prestare appoggio a qualsiasi interferenza” e “lasciando cadere ogni considerazione personale”. Come la Chiesa deve fare affidamento sullo Spirito santo per essere fedele al suo Signore (cf. At 5,32), così lo Spirito di Dio volge a Provvidenza la libertà della Chiesa, di cui vuole aver bisogno per spingerla al largo nella storia (cf. At 15,28). Rassicurante, al riguardo, è il messaggio che Gesù, in sogno, dà a Francesco d’Assisi, preoccupato per la divisione che insidia i suoi frati: “Francesco, l’Ordine non è tuo, ma mio”.
Fratelli e sorelle carissimi, il credo in Christum e il credo Ecclesiam, più che due articoli di fede, sono momenti consecutivi di uno stesso atto di fede. Disarmante, per semplicità e profondità, è questo insegnamento di Agostino: “Errerei se cercassi il mio Dio al di fuori della tenda. La sua tenda è la Chiesa, ma ancora pellegrina. Tuttavia è qui che dobbiamo cercare, perché nella tenda si trova la via, grazie alla quale si giunge alla dimora” (Esposizioni sui Salmi 42,3-4). L’obbedienza della fede non è, dunque, una realtà puramente interiore, e la relazione con Cristo non è soltanto soggettiva; è invece una relazione ecclesiale, concreta, che si configura come mistero e prova di fede.
È opportuno rileggere, al riguardo, una pagina di Carlo Carretto – tratta da Il Dio che viene – nella quale egli confessa che non sogna una Chiesa dei puri, ma anela ad un’immagine pura del Corpo ecclesiale. “Quanto mi sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità. Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima e quante volte ho pregato di poter morire fra le tue braccia sicure! No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò, sarà la mia Chiesa, non più quella di Cristo (…). No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una pietra così debole, perché ne fonderei un’altra su una pietra ancora più debole che sono io (…). No, non è male contestare la Chiesa quando la si ama; è male contestarla sentendosi al di fuori come dei puri”.
La fede in Cristo sarebbe, infatti, un vago affetto se non si esprimesse – a giudizio di Romano Guardini – almeno nell’intenzione di “vivere la grazia più grande e più amaramente necessaria: poter amare la Chiesa”. Nel chiedere al Signore di donarci un nuovo Vescovo di Roma secondo il Suo Cuore, può esserci di aiuto la testimonianza di don Primo Mazzolari che in un opuscolo dal titolo Anch’io voglio bene al Papa, così confessa la sua fedeltà al successore di Pietro, “perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine di fedeli”. “Il cuore di Pietro è il cuore che si butta in avanti, che non si risparmia, non pesa, non calcola: il cuore di cui ha bisogno il Signore per la sua Chiesa (…). Cristo glielo prende, lo accende della sua carità e lo inserisce nella pietra, ve lo crocifigge sopra. La Chiesa è in queste due realtà: cuore e pietra. Chi separa l’una dall’altra, commette un orribile sacrilegio. Nessuno potrà togliere alla Chiesa la fermezza nel testimoniare la verità, perché nessuno potrà togliere dal cuore l’amore (…). Il cuore di Pietro può anche, per un momento, cessare di battere: qualche cosa del suo umano può offuscarsi: non per questo l’amore vien meno. Il cuore della Chiesa batte col cuore di Pietro, ama col cuore di Cristo”.
Il cuore della Chiesa oggi ha fatto sentire il suo battito nella voce dei Cardinali che, riuniti in Congregazione Generale prima dell’inizio del Conclave, invitano a intensificare la supplica al Signore per la pace: “Costatato con rammarico che non si sono registrati progressi per favorire i processi di pace in Ucraina, in Medio Oriente e in tante altre parti del mondo, anzi che si sono intensificati gli attacchi specialmente a danno della popolazione civile, formuliamo un sentito appello a tutte le parti coinvolte affinché si giunga quanto prima ad un cessate il fuoco permanente e si negozi, senza precondizioni e ulteriori indugi, la pace lungamente desiderata”.
+ Gualtiero Sigismondi