Un’ingente misura di gratitudine ci vede raccolti davanti all’Altare, per presentare al Signore la nostra preghiera di suffragio per Luigi e di conforto per i suoi familiari. È scomparso in silenzio, senza fare rumore, ma la sua morte ha fatto notizia; egli, del resto, anche quando stava zitto parlava, consapevole com’era che il “peso specifico” delle parole dipende dall’onestà intellettuale, cioè dalla capacità di coniugare verità e libertà.
“Signore, ricordati che ho camminato davanti a te con fedeltà e cuore integro e ho compiuto ciò che è buono ai tuoi occhi” (Is 38,3). Ezechia, in punto di morte, così si rivolge al Signore, il quale vedendo le sue lacrime aggiunge ai suoi giorni quindici anni. Queste parole mi sembrano adatte a tracciare il profilo di Luigi che, “con fedeltà e cuore integro” e con la sua telecamera in spalla, ha fatto la cronaca della nostra comunità orvietana, raccontandone pregi e difetti, senza filtri, come testimoniano i suoi Tg, rigorosamente locali, trasmessi dalla sua Rtua Aquesio in maniche di camicia. I giornalisti, se professionisti dell’informazione, nel rispetto delle norme sul diritto di cronaca e dei loro principi deontologici, sanno andare alla ricerca della verità sostanziale dei fatti, attraverso la verifica delle fonti, al fine di garantire un’informazione attendibile, equilibrata e documentata, attenta a descrivere i dettagli essenziali e a trasmetterne il significato e la portata.
Carissimi familiari e amici di Luigi, qualche giorno fa, un grande scrittore e giornalista Erri De Luca, sulle colonne di Avvenire ha fatto una confidenza personale che mi pare adatta a questa circostanza. “Il mio modo di stare attento è stare zitto, che non è passivo stare in ascolto. L’indole mi rende taciturno dall’infanzia. Invitato a parlare, non mi sottraggo (…). In casa sono abituato al monologo del fuoco nel camino, tra i campi a quello del vento tra i cespugli, a quello della pioggia sulle tegole del tetto. Sono voci autentiche, non rumori. Raccontano partenze e arrivano a chi le accoglie zitto. Secondo il Salmo 65, il silenzio è addirittura una lode”.
Il silenzio della morte di Luigi racconta la partenza di un uomo veramente libero, che ha saputo unire, in armonica sintesi, mitezza e umiltà, semplicità e prudenza, gratuità e generosità, serenità e sofferenza. La mitezza è il “microfono” dell’umiltà; la semplicità è il “cavalletto” della “telecamera” della prudenza; la gratuità è l’unico “obiettivo” della generosità; la serenità è la “redazione” della sofferenza. Di queste virtù, vissute da Luigi “in tandem”, siamo stati tutti testimoni oculari. Oggi, il Signore ascolta l’invocazione di Ezechia, risuonata come Salmo responsoriale (cf . Is 38,10-12.16), che Luigi ci chiede di amplificare: “Spero in te, Signore, che mi dai vita”.
Luigi carissimo, nel silenzio di Dio, comprenderai fino in fondo la richiesta avanzata dal Signore nel Vangelo: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 12,7). Egli ti farà entrare con la “telecamera” della tua anima, ma non avrai bisogno del “grandangolo”, perché ti basterà “zumare”, in profondo silenzio, sul “volto mite e festoso di Cristo Salvatore”.
+ Gualtiero Sigismondi