Il 26 dicembre, festa di Santo Stefano, nella Diocesi di Orvieto-Todi si è vissuta una giornata di preghiera e condivisione, con l’intento di rafforzare i legami comunitari nell’accogliere Gesù che viene. Dedicata, anzitutto, a quanti sono costretti a vivere nella solitudine e nella tristezza le feste natalizie che, più di ogni altro evento dell’anno, sembrano saper rimarcare con forza, e senza sconti, le disuguaglianze sociali, la giornata si è svolta presso la nuova sede della Caritas diocesana, ad Orvieto, in località Ponte del Sole e ha avuto inizio con la Santa Messa presieduta dal Vescovo Gualtiero Sigismondi; presenti i diaconi della stessa Diocesi, che, nella festa di Santo Stefano, diacono e primo martire, rendono grazie per la chiamata ricevuta a servizio di Dio e della Chiesa.
Mons. Sigismondi ha sottolineato come la Liturgia delle Ore di questo giorno ci offra, con le parole di San Fulgenzio di Ruspe, l’invito ad amare nella carità come Stefano che, nella sua vita, seguendo l’esempio di Cristo, sa consumarsi fino al dono di sé. “La carità, dunque – scrive san Fulgenzio -, che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole”: questa stessa sia la carità che, come cristiani, sappiamo vivere e testimoniare. Dopo la benedizione della mensa, impartita dal Vescovo, con l’invito ad una carità che sappia curare anche il dettaglio, come segno di amore, è seguito il pranzo insieme e un momento di fraternità.
Così, riunita nella sede della Caritas diocesana, alla presenza del suo Pastore, la Chiesa diocesana, senza distinzioni di culture né di status, ha voluto condividere un momento di festa, nella sobrietà e nell’autenticità, con tutti quei fratelli e sorelle che sono testimoni viventi di Cristo e a cui siamo chiamati ad avvicinarci con rispetto e stima, per onorare la dignità di ciascuno. Da più parti del territorio di Orvieto-Todi sono giunte ad Orvieto oltre un centinaio di persone e hanno seduto intorno allo stesso tavolo, come in una famiglia.
Tanti i volontari che, con spirito di servizio e amore, hanno curato ogni dettaglio: dall’allestimento della tavola, alla cucina e al servizio ai tavoli, fino alla preparazione della tombola. Tra di essi, c’erano anche alcuni membri del gruppo Scout di Orvieto, con cui, dall’inaugurazione della nuova sede, è iniziata una collaborazione della vita in Caritas, di uno studente dell’IPSIA, con la sua fidanzata, coinvolto grazie agli incontri di sensibilizzazione che la stessa Caritas sta facendo nelle classi quinte dell’Istituto, e di un’intera famiglia che ha voluto condividere una giornata di festa con chi è solo.
Una Chiesa madre di tutti non poteva dimenticare di far sentire a casa e in famiglia chi, soprattutto in questo periodo dell’anno, sente il peso sfiancante della solitudine: ha accolto e custodito ogni figlio solo, per renderlo tessera unica dell’unico mosaico che è la Chiesa.
Una giornata semplice, ma allo stesso tempo ricca di affetto, sincerità, comunione, frutto dell’amore di chi per noi si è fatto bambino e ci ha donato la sua vita: Gesù Salvatore.