Orvieto-Todi: custodire i nostri sacerdoti

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Don Luca Conticelli, incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa (“Sovvenire”), ci segnala questa bella iniziativa editoriale sulle Offerte per il sostentamento dei sacerdoti.

Cercando di arrivare in ogni famiglia delle parrocchie più grandi, l’insieme delle 5 parrocchie tenute da don Andrea Rossi (anche presidente dell’Istituto diocesano sostentamento clero) ha realizzato un giornalino sul quale è stato pubblicato questo articolo molto significativo, scritto dallo stesso don Andrea. Infatti nel testo si parla apertamente della sua remunerazione e di quella di don Lorenzo, spiegando anche come funziona il sistema.

Ne riportiamo di seguito il testo completo, pubblicato anche sul sito www.sovvenire.chiesacattolica.it

 

La parola chiave di questo numero di «In corso…d’opera» è custodire. Con questa breve nota intendiamo ricordare  l’importanza da parte dei credenti di avere cura delle comunità ecclesiali non solo con la disponibilità ai servizi ma anche contribuendo attraverso le varie forme possibili di sostegno economico. Ricordando come le prime comunità cristiane si prendevano cura della Chiesa e delle sue attività anche noi, seppur in forme diverse, siamo chiamati a contribuire alle attuali attività delle parrocchie.

Un particolare sostegno che vi proponiamo con questo articolo, è il contributo volontario per il «sostentamento del clero». Di cosa si tratta? In che senso dobbiamo contribuire al sostentamento dei sacerdoti? Come vivono i sacerdoti? Chi li paga? Con quale soldi vivono? Dove li prendono? Domande legittime che è opportuno approfondire. Provo a rispondere non in astratto, non parlando dei preti in generale, ma a partire dalla concretezza della vita di noi parroci.

Ormai sono alcuni anni che condividiamo questo cammino pastorale, ci conoscete, con i nostri limiti e i nostri pregi, doni e deficienze. In questo testo però non vorrei parlare dell’attività pastorale in senso stretto, ma della concretezza della nostra vita quotidiana, che come ogni famiglia deve «far di conto» tra entrate e uscite. Non fare il passo più lungo della gamba e regolare le proprie uscite a partire dalle entrate. Il nostro compenso, come per tutti i sacerdoti, è dentro una forbice che va da poco sotto ai mille euro a circa milletrecento euro, euro più euro meno, per dodici mensilità.

Il nostro non è uno stipendio, perché il nostro non è un lavoro. Io e don Lorenzo percepiamo più precisamente tra i mille e i mille e sessanta euro. Abbiamo deciso di non prendere nulla delle offerte delle messe dei defunti, che riversiamo totalmente nelle casse parrocchiali. Inoltre il piccolo contributo che ogni parrocchia dovrebbe versare al sacerdote, non viene mai prelevato. Ma non siamo bravi, perché questo stile di vita è condiviso da tanti nostri confratelli della nostra Diocesi. Dunque, questi mille euro circa che percepiamo, da dove arrivano?

Ogni mese la struttura dell’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero, invia il compenso a tutti i sacerdoti d’Italia che hanno un incarico nelle proprie diocesi. Questo Istituto da dove prende i soldi da inviare ai sacerdoti? Senza entrare nello specifico dei meccanismi, le somme arrivano oltre l’80% dall’8xmille, circa il 15% dagli utili degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero, frutto dell’amministrazione dei beni che erano delle parrocchie, e una piccolissima parte dai contributi volontari dei fedeli. Ma l’8xmille serve anche per tante altre cose, soprattutto per la carità. Quindi se veramente vogliamo sostenere la nostra Chiesa e i sacerdoti è fondamentale aumentare la quota dei contributi volontari da versare all’Istituto Centrale Sostentamento Clero. Più crescono e meno si attinge all’8xmille per il compenso dei sacerdoti e quindi rimangono più soldi a disposizione per la carità. Come fare? In questo numero troverete il bollettino su cui scrivere l’importo, poi andate alla posta ed effettuate il versamento. Mi raccomando, conservate la ricevuta perché è deducibile dalle tasse che pagherete nel 2021 (l’articolo è stato pubblicato a dicembre 2020, ndr). Un caro saluto e se volete bene ai sacerdoti contribuite con il bollettino.