27a Giornata Mondiale della Vita consacrata – L’omelia del Vescovo Gualtiero

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Il brano che annuncia il mistero della Presentazione di Gesù al tempio si chiude con questa affermazione: “Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era con lui” (Lc 2,40). In questo giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale della Vita consacrata è bene chiederci: cresce e si fortifica, tra di noi, la dedizione a “camminare insieme”? E il cemento della concordia edifica le nostre comunità, manifestando la qualità della vita interiore?

La cura della vita interiore e della comunione ecclesiale si muovono “in tandem”. La prima è la condizione della seconda la quale, a sua volta, è il presupposto della sinodalità. La sintonia della fraternità è, per così dire, la sinfonia della sinodalità. È impossibile assumere una corretta “postura” sinodale senza praticare la “disciplina della comunione”. “Noi siamo insieme per semplificare tutto”: questa testimonianza – resa da Sorella Maria, dell’Eremo francescano di Campello sul Clitunno (Pg) – lascia intendere che la vita comune è uno strumento di discernimento, oltre che di affinamento, di estrema precisione. È di tutta evidenza che un’insufficiente capacità relazionale, oltre ad essere una controindicazione vocazionale, rappresenta una minaccia per la vita ecclesiale, creando l’illusione di essere “un solo corpo” senza avere, però, “un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32).

Perseverare, “camminando nell’amore” (cf. 2Gv 6), è il più efficace integratore della vita pastorale e, al tempo stesso, è il più forte antidoto sia per affrontare ogni genere di difficoltà, sia per resistere alle vessazioni del Maligno. Queste ultime sono molto subdole, come attesta Ilario di Poitiers: “Combattiamo un nemico insidioso: non ferisce la schiena, ma carezza il ventre; non confisca i beni per darci la vita, ma arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà gettandoci in prigione, ma verso la schiavitù onorandoci nel suo palazzo; non colpisce i fianchi, ma prende possesso del cuore; non taglia la testa con la spada, ma uccide l’anima con l’oro e il denaro” (Contro Costanzo, 5). Si tratta di lacci e tranelli estremamente pericolosi, che fanno sprofondare nelle sabbie mobili di una deplorevole apatia spirituale ed ecclesiale.

La vita fraterna non è un ideale da realizzare, ma un talento da far fruttificare, anche nel caso in cui si tratti di un aggregato di debolezze, di poca fede. Quando termina la pazienza della riserva, suona la sveglia della penitenza. Il momento della delusione può diventare un appuntamento di salvezza, poiché l’essere con è “fonte di energia rinnovabile”: alimenta e sostiene l’essere per. Si illude di vivere per gli altri chi esclude a priori la possibilità di vivere con chi ha ricevuto lo stesso dono di grazia. La testimonianza di un’autentica comunione fraterna sviluppa una forza trainante in favore dell’evangelizzazione, che può essere assolta solo come un’opera collettiva.

La concordia è il “profumo” della vita fraterna, il “nardo” assai prezioso che spande la grazia dello Spirito santo. “L’umiltà è la grandezza del cristiano, la fraternità è la sua vera ricchezza”.

+ Gualtiero Sigismondi

Collevalenza – Santuario dell’Amore Misericordioso
02-02-2023