Al Duomo di Orvieto la “lectio” del Card. Ravasi e, al termine, il ringraziamento del Vescovo Sigismondi

Per il ciclo conferenze “E vidi un cielo nuovo e una terra nuova”, iniziativa promossa dall’Opera del Duomo di Orvieto in occasione dei 500 anni dalla morte di Luca Signorelli

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La Bibbia grande codice dell’arte

Giovedì 12 ottobre, con un incontro dal titolo “La Bibbia grande codice dell’arte occidentale”, sono ripresi gli appuntamenti del ciclo di conferenze “E vidi un cielo nuovo e una terra nuova”, iniziativa promossa dall’Opera del duomo di Orvieto in occasione dei cinquecento anni dalla morte di Luca Signorelli.
A tenere la lectio sul tema è stato il cardinale Gianfranco Ravasi, biblista ed ebraista, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Tra le altre cose, è il fondatore del “Cortile dei Gentili”, Dipartimento del dicastero per la Cultura e l’Educazione che si occupa di promuovere il dialogo tra credenti e non credenti.
Nella splendida cornice della Cappella di San Brizio del duomo di Orvieto, il Cardinale ha focalizzato l’attenzione della gremita platea su tre diversi modelli.

Il primo è stato quello che il porporato ha definito “modello attualizzante”, ovvero la ricerca di ripresa del testo biblico per poterlo adattare ai giorni nostri. Ne è emblema il dipinto del pittore francese Paul Gauguin “La visione dopo il sermone”, realizzato nel 1888 e conservato alla National Gallery of Scotland di Edimburgo.

Il secondo modello presentato è stato quello “degenerativo”, ovvero che non rappresenta veramente il messaggio della Bibbia, ma un’altra cosa. L’arte, ha affermato il relatore, è una feritoia, ma anche una ferita, sull’infinito. Anche degenerando, rendendosi deforme, la storia dell’arte e della cultura ha colto qualcosa di significativo ed è stata, in alcuni casi, una vera e propria provocazione. Figura emblematica è Giobbe, l’unico ribelle tra tutti gli uomini.

L’ultimo modello, il più alto, è quello “trasfigurativo”, in cui rientra l’arte della  vita, che racchiude l’arte della creazione e l’arte della redenzione. Una parte del corpo umano è stata presa come esempio: l’indice. L’ispirazione michelangiolesca della Creazione di Adamo ha avuto infatti un’eco molto forte nella pittura dei secoli successivi, in particolare ne “La vocazione di San Matteo” di Caravaggio.

L’ultimo appuntamento del ciclo di conferenze dedicate a Luca Signorelli avrà luogo venerdì 10 novembre 2023. A salire in cattedra sarà mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi, con una lectio dal titolo “Passa la figura di questo mondo”. Lo stesso mons. Sigismondi ha portato il proprio saluto al card. Ravasi alla fine dell’incontro, di cui di seguito si riporta il testo integrale.

Articolo a cura di Noemi Grilli
(Tratto dal settimanale regionale La Voce de 20/10/2023)


Indirizzo di saluto al Sig. Card. Gianfranco Ravasi 

            Ringrazio Sua Eminenza, il Sig. Card. Gianfranco Ravasi, per averci fatto dono della sua visita e della sua parola: Lei ci ha aiutato a comprendere che la Bibbia è “il grande codice dell’arte”, “il grande lessico delle immagini, delle figure, dei personaggi, dei simboli”.

I livelli iconologici sottesi agli affreschi realizzati da Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio mostrano che la bellezza è la “lingua madre” della Chiesa. Il tema iconografico dell’adorazione dei Magi, sviluppato dalla macchina d’altare eretta accanto all’arco d’ingresso della Cappella Nova, supera gli intenti della committenza e assume valore di segno per i turisti, provocati a riconoscere che il cuore umano è “senza confini nelle sue aspirazioni”. I Magi, “primizia dei popoli chiamati alla fede”, prostrati in adorazione, invitano i turisti a diventare “pellegrini dell’assoluto”, a spingere lo sguardo verso il corrispondente altare della Visitazione, adiacente alla Cappella del Sacro Corporale, la quale custodisce viva memoria del “Miracolo di Bolsena”, ove il Signore Gesù ha voluto lasciare l’impronta del suo sangue prezioso, “versato per tutti in remissione dei peccati”.

Alla moltitudine di turisti che entrano nella Cappella di San Brizio, apparentemente più interessati a compiere scatti fotografici a raffica che attratti dal desiderio di fissare lo sguardo sul volto mite e festoso di Cristo Giudice, sarebbe opportuno far conoscere una preghiera d’intercessione proposta dalla Liturgia delle ore: “Signore, agli artisti affidi la missione di rivelare lo splendore del tuo volto, fa’ che le loro opere portino all’umanità un messaggio di pace e di speranza”. Gli affreschi del Signorelli raccontano quanto Gesù promette nel discorso sul Pane di vita: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54).

Dalla Cattedra episcopale sono solito spingere lo sguardo verso la Cappella Nova, ma vedo solo l’Inferno e parte del cosiddetto “Antinferno”. Purtroppo, quando sono chiamato, per quanto di mia competenza, a rinnovare il Consiglio di Amministrazione della Fabbriceria del Duomo, non sento il profumo dell’incenso, ma avverto l’odore del “fumo di Satana”, alimentato dalla smania di prenotare – persino nei Sacri palazzi! – i primi posti che, “sentito il Vescovo”, il Ministero dell’Interno assegna a chi ne ha titolo ecclesiale e merito civile. Con queste trattative sottotraccia si contribuisce a ridurre il Duomo a uso profano, come già è avvenuto per il Reliquiario del Sacro Corporale.

Grazie, Eminenza, Lei ci ha ricordato che “l’arte è una feritoia verso l’infinito, ma anche una ferita: rappresenta l’invisibile che è nel visibile”. Nello “spartito” della bellezza, scolpito nelle pietre di questa Cattedrale e intarsiato nel ciclo pittorico della Cappella di San Brizio, gli elementi melodici dell’arte si intrecciano con quelli armonici della fede.

+ Gualtiero Sigismondi