25° di professione di suor Chiara Damiana. La celebrazione nel monastero del Buon Gesù

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Il 5 febbraio, nella chiesa del monastero del Buon Gesù ad Orvieto, abbiamo celebrato il 25° di professione religiosa della nostra madre suor Chiara Damiana Savarese, nata a Piano di Sorrento 49 anni fa ed entrata in monastero 29 anni fa. Ha presieduto l’Eucarestia Mons. Arturo Aiello Vescovo di Avellino e ha
concelebrato il nostro Vescovo Gualtiero Sigismondi, il quale ha aperto la celebrazione con un augurio e un benvenuto ai numerosi presbiteri provenienti dalla Diocesi di Sorrento Castellammare legati a madre Damiana e alla comunità da grande amicizia, nonché ai presbiteri di Orvieto, nostri carissimi cappellani. È stato bello vedere un’assemblea formata prevalentemente da presbiteri e frati, invitati a vivere un momento di gioia e di fraternità, “a ritrovare – come ha detto Mons. Aiello – negli occhi di queste Sorelle la propria infanzia spirituale”.
Questo “innesto tra le due Diocesi”, secondo le parole del nostro Vescovo Gualtiero, è veramente un dono di grazia che abbiamo potuto gustare anche in questa Eucarestia dai toni sponsali e familiari.
Mons. Aiello ha intessuto la sua omelia sulla trama di una canzone napoletana, sottolineando la dimensione del sonno e del sogno come luoghi dell’amore, luoghi di fecondità e di intimità. Il sogno di Salomone in Gabaon e il riposo a cui invita Gesù nel Vangelo sono annodati da questa dimensione del riposo che oggi la nostra società insonne fa fatica a gustare. Riposo inteso come relazione personale col Signore, come preghiera che feconda la vita.
A questo riposo mons. Aiello ha invitato i presbiteri e tutti i fedeli presenti, concludendo l’omelia con un verso di Rilke come augurio alla nostra comunità: “Noi siamo le Api dell’Invisibile. Bottiniamo perdutamente il miele del visibile per accumularlo nella grande arnia d’oro dell’Invisibile”. Prima della fine della celebrazione, madre Damiana ha rivolto un saluto ai presenti consegnando a ciascuno un’immagine, sintesi di questi 25 anni in cui il Signore le ha donato
di “liberare la libertà”, insieme ad un cioccolatino, per ricordare che, anche se la vita talvolta è dura e può diventare amara, è la fede a fare la differenza, mutando
l’amarezza in dolcezza.

                                                                                                                                                                                   Le Sorelle povere del Buon Gesù

(Articolo tratto dal settimanale regionale La Voce dell'11/02/2022)