Solennità della Madre di Dio e Giornata della Pace 2023 – Omelia

Maria, Madre di Dio, la cui bellezza è tutta grazia e umiltà, è “la via della pace”, dice la liturgia, “la porta regale” del “Principe della pace” (cf. Is 9,5). “Guardando a te, che sei senza peccato – così l’ha invocata Papa Francesco, lo scorso 8 dicembre, in Piazza di Spagna – possiamo continuare a credere e sperare che sull’odio vinca l’amore, sulla menzogna vinca la verità, sull’offesa vinca il perdono, sulla guerra vinca la pace”.

Fratelli e sorelle carissimi, la pace ha gli stessi ingredienti del pane, da impastare ogni giorno perché sia sempre fresco. La farina del pane della pace è la giustizia; l’acqua con cui la si impasta è la verità; il lievito che fa fermentare il pane della pace è la solidarietà; il sale che dà sapore al pane della pace è la libertà; la madia in cui lievita il pane della pace è la pazienza; il forno a legna ove si cuoce il pane della pace è il perdono. Il tavolo su cui si spezza il pane della pace, fraternamente, è il dialogo. Basta frequentare anche una sola volta, nel cuore della notte, il laboratorio di un fornaio per vedere il “miracolo del pane” e comprendere quanto sudore richieda, quanto profumo spanda e quanto stupore assicuri. Se la pace ha gli stessi ingredienti del pane, la guerra produce i medesimi effetti procurati dalla fame, che affligge molti popoli della terra. Guerra e fame vanno “in tandem”!

“Il grido della pace – avverte Papa Francesco – esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà”. “Le armi – osserva Marco Tarquinio – tradiscono sempre. Tradiscono anche, e molto di più di quanto si ammetta, gli intenti di chi le schiera e di chi le scaglia, spingendo avanti l’incendio della guerra. Le armi mostrano e dimostrano che tradiscono persino chi le brandisce e le usa, nonostante creda di esserne padrone. In guerra la verità è solo quella delle vittime, tutto il resto è fumo tossico. È ora di far passare la pace”. È ora passata! Per uccidere un uomo basta un istante, per farlo nascere ci vogliono nove mesi e poi anni di cure. Allattare, svezzare, imboccare, reggere nei primi passi barcollanti, abbracciare, educare e, soprattutto, accompagnare.

In questa ora della storia siamo chiamati a sentire più forte la responsabilità di fare ciascuno la propria parte, con impegno rinnovato e mai rassegnato, per “tracciare insieme sentieri di pace”, come raccomanda Papa Francesco nel messaggio per la LVI Giornata Mondiale della Pace. “La cultura della pace non la si costruisce solo tra i popoli e tra le nazioni. Essa comincia nel cuore di ciascuno di noi – si legge nel discorso del Santo Padre alla Curia Romana in occasione degli auguri natalizi dell’anno appena concluso –, cercando di estirpare ogni radice di odio e risentimento (…). San Paolo ci dice chiaramente che la benevolenza, la misericordia e il perdono sono la medicina che abbiamo per costruire la pace (cf. Ef 4,31-32) (…). La benevolenza è scegliere sempre la modalità del bene per rapportarci tra di noi (…). La misericordia è accettare che l’altro possa avere anche i suoi limiti (…). Infine il perdono è concedere sempre un’altra possibilità (…). Ogni guerra per essere estinta ha bisogno di perdono, altrimenti la giustizia diventa vendetta e l’amore viene riconosciuto solo come una forma di debolezza (…). Nel perdono opera sempre l’onnipotenza di Dio”.

Fratelli e sorelle carissimi, con responsabilità e compassione siamo chiamati a far fronte alle sfide del nostro tempo, in cui troppi conflitti rimangono aperti. Dio, che trasforma “le spade in aratri e le lance in falci” (cf. Is 2,4), ci conceda di mutare l’odio in amore. “La pace verrà”: questo è il titolo, anzi l’auspicio, di una riflessione di Charles de Foucauld, recentemente canonizzato. “Se tu credi che un sorriso è più forte di un’arma, se tu credi alla forza di una mano tesa, se tu credi che ciò che riunisce gli uomini è più importante di ciò che li divide, se tu credi che essere diversi è una ricchezza e non un pericolo, se tu sai scegliere tra la speranza o il timore, se tu pensi che sei tu che devi fare il primo passo piuttosto che l’altro, allora la Pace verrà. Se lo sguardo di un bambino disarma ancora il tuo cuore, se tu sai gioire della gioia del tuo vicino, se l’ingiustizia che colpisce gli altri ti rivolta come quella che subisci tu, se per te lo straniero che incontri è un fratello, se tu sai donare gratuitamente un po’ del tuo tempo per amore, se tu sai accettare che un altro ti renda un servizio, se tu dividi il tuo pane e sai aggiungere ad esso un pezzo del tuo cuore, allora la Pace verrà. Se tu credi che il perdono ha più valore della vendetta, se tu sai cantare la gioia degli altri e condividere la loro allegria, se tu sai accogliere il misero che ti fa perdere tempo e guardarlo con dolcezza, se tu sai accogliere e accettare un fare diverso dal tuo, se tu credi che la pace è possibile, allora la Pace verrà”.

+ Gualtiero Sigismondi

Orvieto - Basilica Cattedrale
01-01-2023