Nell’odierna festività la Chiesa onora la natività della Madre di Dio, “speranza e aurora di salvezza per il mondo intero”. Nel grande “mosaico” del progetto divino di salvezza, Maria di Nazaret costituisce un “tassello” prezioso, “splendente di bellezza”.
Maria Bambina è “la creatura – scrive S. Andrea di Creta, vissuto tra il VII e l’VIII secolo – che diventa la dimora prescelta dal Creatore”. Ella è la “porta felice del cielo” attraverso la quale Dio ha potuto entrare nel mondo. Il simbolismo della “porta” che associa la Madre di Dio, “Porta regale”, al Figlio suo, “Porta delle pecore” (cf. Gv 10,7), evoca pure il dono della fede (cf. At 14,27). Maria di Nazaret è la soglia che Dio ha varcato per “venire ad abitare in mezzo a noi” (cf. Gv 1,14); Ella è l’architrave della “pienezza del tempo” (cf. Gal 4,4) retto dagli stipiti dell’umiltà, a cui “il Signore ha guardato” (cf. Lc 1,48), e dell’obbedienza della quale ha voluto aver bisogno (cf. Lc 1,38); custodire e meditare rappresentano le ante del Cuore di Maria (cf. Lc 2,19), di cui Gesù ha la “chiave”.
Fratelli e sorelle carissimi, il Cuore immacolato della Vergine Maria tiene in armonica sintesi la libertà del Fiat dell’Annunciazione e la gioia del Magnificat della Visitazione. Ella, a Betlemme, accompagna l’inno del Gloria manifestando in silenzio il suo stupore. Alla festa di nozze di Cana di Galilea la sua discrezione si coniuga con la sollecitudine. Ai piedi della Croce il suo Cuore desolato, non smarrito, fa sentire la delicatezza e la gratuità dell’amore materno. Semplicità e prossimità, infine, qualificano la sua presenza orante, in mezzo ai discepoli, in attesa della Pentecoste.
Libertà e gioia, silenzio e stupore, discrezione e sollecitudine, delicatezza e gratuità, semplicità e prossimità sono, per così dire, le “frequenze cardiache” del Cuore immacolato di Maria, la quale sente il battito del Cuore “mite e umile” di Gesù e, anche dopo la sua nascita, lo ausculta. È per questo che i fedeli ricorrono a Lei, quale “portavoce della preghiera della Chiesa”. Come “torrente in piena”, il popolo tuderte accorre numeroso, in questo giorno di festa, presso il suo Tempio mariano rinascimentale, il cui cantiere è stato allestito attorno all’affresco del XV secolo – appena restaurato con intelligenza d’amore –, che raffigura la Madre di Dio con il Bambino e S. Caterina.
Fratelli e sorelle carissimi, di questo tempio, un’opera architettonica che all’esterno rapisce gli occhi e all’interno li fa naufragare, colpisce la sproporzione tra la sua grandezza e la piccolezza dell’immagine della Madre di Gesù, iscritta nella macchina d’altare che la vela. La sproporzione tra le dimensioni di questo tempio e l’affresco in esso custodito sottolinea, da un lato, che Dio si rivela ai piccoli (cf. Mt 11,25), innalza gli umili (cf. Lc 1,52), sceglie i poveri (cf. Gc 2,5), e dall’altro che Maria, “coperta dalla potenza dell’Altissimo con la sua ombra” (cf. Lc 1,35), non fa ombra al Figlio suo, semmai si pone alla sua “ombra luminosa”, quella della croce, autentico “fiume di grazia” che – dice la liturgia – “lava le nostre colpe e allieta la città di Dio”.
+ Gualtiero Sigismondi