Santa Messa nel Mercoledì delle Ceneri – L’omelia del Vescovo Gualtiero

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Questa celebrazione è segnata dall’austero simbolo delle ceneri. Imposte sul capo dei fedeli, richiamano l’attenzione sulla nostra genesi, l’origine dalla polvere del suolo, e sul nostro destino: “Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai”. Quando si dimentica che siamo impastati di polvere, prendono il sopravvento – avverte S. Clemente I – “ogni sciocca vanteria, la superbia, il folle orgoglio e la collera”. Papa Francesco osserva che camminiamo di continuo su questi crinali: “Siamo sempre combattuti tra estremi opposti: la superbia sfida l’umiltà; l’odio contrasta la carità; la tristezza osteggia la gioia dello Spirito; l’indurimento del cuore respinge la misericordia”.

Fratelli e sorelle carissimi, se non dobbiamo scordare che siamo fatti di polvere, non possiamo dimenticare quanto scrive S. Leone Magno: “Ricordati che sei stato creato a immagine di Dio; che, se questa somiglianza si è deformata in Adamo, è stata tuttavia restaurata in Cristo”. La purificazione del cuore è, essenzialmente, opera di Dio, che vuole aver bisogno della nostra libertà: “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20). Il verbo “convertirsi” indica sia un cambiamento di strada (epistrépho), un’inversione a U, sia un rinnovamento della mente (metanoéo), delle idee e dei comportamenti. Si tratta di manovre delicate che non si improvvisano: richiedono un quotidiano allenamento all’esame di coscienza, “uno dei momenti più qualificanti della vita di fede”.

A che serve l’esame di coscienza, che la rubrica iniziale della compieta invita a fare seriamente, “sostando alquanto in silenzio”?

– Serve a porsi in un’atmosfera di verità dinanzi a Dio e di sincerità di fronte alla propria coscienza, a esplorarne l’abisso alla luce della Parola.

– Serve a distinguere attentamente tra fragilità e peccato, sapendo che queste due dimensioni possono essere legate ma non si identificano.

– Serve a “non accogliere invano la grazia di Dio” (2Cor 6,1), preparando la via per “ritornare al Signore con tutto il cuore” (Gl 2,12).

– Serve a piangere amaramente per le proprie colpe, a digiunare per esse e a battersi il petto “in spirito e verità”, “con cuore contrito e umiliato”.

– Serve a disporsi a confessare “a cuore aperto” la divina misericordia e a riconoscere i propri peccati nel sacramento della Riconciliazione.

L’esame di coscienza educa alla confessio laudis, alla confessio vitae e alla confessio fidei. La confessio laudis risponde alla domanda: quali sono le ragioni per cui devo maggiormente ringraziare il Signore? La confessio vitae può partire da questo interrogativo: cosa c’è in me che pesa duramente? La confessio fidei, infine, è la preparazione immediata a ricevere, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace, confidando in Dio, “misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male” (Gl 2,13).

Fratelli e sorelle carissimi, non ci facciamo illusioni: c’è una sorta di “circolo vizioso” tra l’offuscamento dell’esperienza di Dio e la perdita del “senso del peccato”. L’itinerario quaresimale si configura come momento favorevole per accusare le proprie colpe davanti a un sacerdote. Non basta farne l’elenco, ma occorre identificarne la radice avvelenata, il cuore, che può essere duro come la pietra, freddo come il ghiaccio, arido come il deserto. Durezza, freddezza e aridità impediscono al cuore di essere semplice cioè nobile, integro cioè aperto, docile cioè puro, ardente cioè lieto, saggio cioè intelligente, sensibile cioè compassionevole.

“Laceratevi il cuore e non le vesti” (Gl 2,13): questo appello, che il Signore rivolge al suo popolo per mezzo del profeta Gioele, è inciso sull’architrave della “porta santa” della Quaresima; esso viene ripreso dal Miserere, che la liturgia “distilla” in questo tempo santo, invitandoci a ripetere: “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (Sal 50,12). Il verbo “creare” lascia intendere che il Signore, nella sua infinita misericordia, non restaura ma ricrea, non ripara ma rinnova, non risana ma trapianta il cuore: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26). Il Signore ci conceda di vivere questo tempo forte per compiere una vera e propria “ecologia del cuore”: il digiuno ari il campo del cuore, la preghiera lo liberi dall’aridità, la carità lo renda fertile.

+ Gualtiero Sigismondi

Orvieto – Basilica Cattedrale
14-02-2024