Restauri

CONSIGLI PER I LAVORI DI RESTAURO

 

RESTAURO DI AFFRESCHI, TELE, MOBILI, SCULTURE etc.
Nei recenti anni, forse quanto mai, in maniera lodevole, la maggior parte delle parrocchie come anche degli altri enti religiosi, hanno posto mano ad un radicale lavoro di ristrutturazione, consolidamento e restauro di chiese, oratori, edicole, locali parrocchiali, come anche di dipinti, arredi sacri, argenteria destinata alla liturgia e all’arredo degli spazi liturgici. E’ stato così recuperato un patrimonio architettonico e artistico di notevole importanza sia dal punto di vista ecclesiale (liturgia e catechesi), che artistico e di promozione dl territorio.
Accanto all’impegno e alla buona volontà occorre tuttavia, nell’approccio al restauro e al recupero di beni artistici, l’osservanza di precise regole sancite dalla legislazione canonica e civile e tesi alla salvaguardia dei Beni Culturali. Non di rado, l’inosservanza di tali regole sfocia nella responsabilità civile e penale davanti alla pubblica autorità, oltre a mettere a rischio la conservazione e la salvaguardia dei beni artistici di cui la Chiesa è ricca.
Va quindi ricordato come l’Ufficio BB.CC.EE è a disposizione dei vari enti ecclesiastici per adeguata consulenza in materia di restauro e per le relative pratiche. Di seguito le varie fasi da seguire:

1. Autorizzazione del Vescovo
Qualsiasi lavoro di ristrutturazione di edifici, adeguamento liturgico, restauro di Beni artistici e archivistici, deve essere innanzitutto autorizzato dal Vescovo diocesano, che si avvale allo scopo dei competenti Uffici diocesani. Gli Enti ecclesiastici posti sotto la giurisdizione del Vescovo provvederanno quindi ad inoltrare domanda e progetti relativi all’intervento in programma all’Ufficio diocesano BB.CC.EE., che sottoporrà il lavoro da farsi alla Commissione diocesana per i BB.CC.EE. e, se necessario, a quella per la Liturgia. Per alcuni interventi, soprattutto di adeguamento liturgico delle chiese, prima di arrivare ad un progetto, sarà bene concordare un sopralluogo con l’Ufficio BCE e con quello per la Liturgia, al fine di studiare insieme adeguate soluzioni. L’ente che inoltra la domanda dovrà indicare inoltre come intende far fronte, dal punto di vista economico, all’intervento in programma.

2. Autorizzazione della Soprintendenza per i Beni Culturali
Non è permesso procedere ad alcun lavoro di restauro o ristrutturazione di Beni ecclesiastici senza la preventiva autorizzazione della Soprintendenza e degli eventuali Uffici pubblici competenti (Comune, Provincia, Regione).
La domande inoltrate all’Ufficio BB.CC.EE. della Diocesi, una volta approvate, verranno restituite alle parrocchie o all’ente competente per l’inoltro alla Soprintendenza.

3. Cose da evitare:
– Procedere a lavori di ristrutturazione e restauro senza gli adeguati permessi ecclesiastici e civili, per evitare interventi inadeguati e penalmente perseguibili;
– Per quanto riguarda soprattutto il restauro di beni artistici, di affidare opere d’arte a persone non adeguatamente preparate solo perché più a buon mercato (su certi errori non è possibile tornare indietro);
– Farsi conquistare dalla mania del nuovo: a volte certe cose antiche, adeguatamente restaurate, sono molto più gradevoli di modernità non di rado pacchiane e si armonizzano meglio con le strutture che le ospitano (vedi pavimenti, altari, tabernacoli, armadi, panche, arredi liturgici).

 

RESTAURO DEI VASI SACRI E DELLE ARGENTERIE
Ogni nostra chiesa possiede dotazioni di vasi sacri per la celebrazione dell’Eucaristia, l’amministrazione dei Sacramenti o altre devozioni di origine popolare. Tale argenteria non di rado antica, rappresenta un vero e proprio tesoro d’arte, fatta di calici, patene, ostensori, pissidi, croci astili, candelieri, vasi per gli olii sacri, ostensori, piatti e lavabi, incensieri e navicelle, fino a reliquiari, tabernacoli e relative porte, lampade, ampolle, carte gloria’
Negli anni recenti, tale ricchezza è stata non di rado depauperata da furti, ma anche da vendite improprie e non autorizzate, come anche da una assurda distruzione ‘iconoclasta’. C’è però da osservare che tante parrocchie ed enti ecclesiastici vari hanno invece provveduto non solo alla conservazione di tale patrimonio, ma a restaurarlo ed accrescerlo, curando di conservarlo, quanto possibile, al suo uso proprio: quello liturgico. C’è altresì da annotare che tale lavoro di restauro, a volte considerato minore perché meno oneroso di quello per le architetture e le immagini sacre, è stato realizzato spesso da personale inadeguato, con risultati decisamente scadenti e a volte, purtroppo, irreversibili.

1. Autorizzazione della Soprintendenza per i Beni Culturali
Anche per il restauro dei vasi sacri e delle argenterie è necessario procedere secondo il necessario iter che prevede:
– Richiesta di autorizzazione alla Soprintendenza, presentando un adeguato progetto di restauro preparato da restauratori veramente esperti nel settore.
– Recepimento dell’autorizzazione della competente Soprintendenza, anche solo per trasferire l’opera nel laboratorio di restauro oltre che per il restauro stesso.

2. Cose da evitare:
– La consegna di oggetti da restaurare a personale inadeguato. Va sistematicamente evitato l’affido di opere a girovaghi, senza alcun laboratorio di recapito, che quando non arrivano a trafugare le opere loro consegnate, finiscono sempre per pretendere cifre considerevoli, molto al di sopra di quelle dei veri restauratori, per interventi che sono estremamente lesivi dell’integrità delle opere e quasi mai reversibili. Basti pensare a pseudo dorature e argentature fatte con metalli di alcun valore;
– Il trattamento degli oggetti di argenteria con pellicole protettive plastiche, che finiscono per screpolare, cambiare colore con il tempo e che conferiscono agli oggetti tonalità estranee all’opera originale;
– La consegna di oggetti a laboratori di restauro senza che tale consegna trovi registrazione nell’archivio parrocchiale. Non di rado oggetti così affidati sono andati perduti per l’avvicendamento o la morte dei parroci;
– Soprattutto per l’argenteria antica evitare l’accanimento nel restauro qualora non sia strettamente necessario. Basti pensare, ad esempio, come le moderne argentature e dorature non avranno mai la bellezza delle antiche, realizzate con metodi artigianali che le rendevano particolarmente belle, ma che oggi non sono più permesse per la tossicità dei materiali impiegati (mercurio).

 

ALBO DIOCESANO DEI RESTAURATORI
L’Ufficio diocesano BB.CC.EE. si attiva al fine di poter consigliare restauratori idonei formando anche un albo degli stessi che può essere continuamente aggiornato attraverso la verifica delle professionalità di nuovi restauratori.