Nova Civitas, inaugurato il nuovo ciclo di incontri con una relazione del Vescovo sull’amicizia, alla luce di “Fratelli tutti”

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Introdotto da suor Maria Luisa Gatto, sabato 20 novembre si è svolto presso la sala Pieri ad Orvieto l’incontro che avvia, nel nuovo anno pastorale, il percorso di formazione su fede e bene comune proposto, come ormai consuetudine, da Nova Civitas. ‘Pro-vocati’ dalle difficoltà che la pandemia ha causato o accentuato (tra cui menzioniamo le crisi nelle relazioni interpersonali, le tensioni politiche e sociali, le tragedie causate dai fondamentalismi religiosi, la mancanza di dialogo e di ascolto), i coordinatori di Nova Civitas hanno scelto “Amicizia: sapore locale, sguardo globale” come titolo del nuovo ciclo di incontri, che sarà illuminato dalla lettera enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco. L’intento è quello di offrire una riflessione che promuova criteri di convivenza per ‘proporre – come afferma il Papa – una forma di vita dal sapore di Vangelo’ (FT, 1), sotto l’egida dell’amicizia. Ad inaugurare il cammino sono intervenuti mons. Gualtiero Sigismondi, al quale è stato chiesto di parlare del documento del Pontefice, e i due delegati della diocesi, Nicola Pepe e Marcello Rinaldi, che hanno partecipato a Taranto alla 49a Settimana sociale dei cattolici italiani, ed offerto quindi una presentazione della medesima.

Il Vescovo, come sempre con grande profondità e con ricchezza di citazioni bibliche e non solo, ha aiutato i partecipanti ad ‘entrare’ nell’enciclica, utilizzando la chiave dell’amicizia. Ha subito precisato che sono tre, nell’ordine, le relazioni fondamentali: figli, fratelli, amici. I figli, infatti, scoprono di essere fratelli e i fratelli, dentro tale esperienza, possono far maturare il germoglio dell’amicizia. Quest’ultima si configura perciò come l’espressione più matura della fraternità: “Nessuno – ha detto mons. Gualtiero – può chiamare amico chi non ha incontrato come fratello”; si tratterebbe, nel caso, solo di una coincidenza di interessi egoistici. Tanti sono gli aspetti, tutti sviscerati dal Vescovo, che caratterizzano un’amicizia vera e matura; tra essi, un particolare accento è stato posto sulla discrezione, che dice a quale punto di vicinanza o di distanza si deve rimanere. “Un vero amico – ha pertanto aggiunto – non si avventura mai oltre la soglia della libertà dell’altro, sa ritirarsi, sa attendere, sa aspettare… Se manca la discrezione, non c’è amicizia, ma il tarlo terribile del possedere”, che è proprio del Maligno. Oltre al saper condividere la gioia, altre caratteristiche importanti sono la chiarezza e la mitezza, che rendono un vero amico capace di “praticare l’arte della correzione fraterna, la quale inizia sempre col biglietto da visita della mitezza, ma che non rinuncia alla chiarezza, sempre segno di fedeltà”.

L’amicizia, a differenza dell’amore che coltiva un sentimento esclusivo, rappresenta un sentimento che raggiunge allo stesso modo una pluralità di persone, strappandole alla loro solitudine di individui, cioè di persone singole, forse sole, mettendole in comunione. Oggi, purtroppo, tanto diffusa è la depressione, che nasce sempre da una tristezza che si annida nel cuore e che porta ad isolarsi; di aiuto, allora, sono di certo la vita fraterna e l’amicizia.
Molto interessante poi l’accenno alla prossimità, che non coincide con l’amicizia: “Basta rileggere la parabola del Buon Samaritano per renderci conto che non c’è bisogno di conoscere personalmente qualcuno per essere prossimo… La prossimità è una delle più grandi conquiste morali dell’umanità, perché non ha bisogno di alcun biglietto da visita… Non può vivere l’esperienza dell’amicizia chi non conosce l’esperienza della prossimità”, cioè saper aiutare l’altro, per il solo fatto che ne ha bisogno, indipendentemente da tutto il resto. Per mettere ulteriormente a fuoco sotto la lente del microscopio la voce ‘amico’, mons. Gualtiero ha poi richiamato le tre immagini utilizzate da un grande padre della Chiesa vissuto nel VII secolo, sant’Isidoro di Siviglia: l’amico è ‘custode’ della nostra anima; un ‘amo’ per il cuore, che vincola in un legame strettissimo senza però possedere; una ‘catena’ della carità, con anelli in espansione, non chiusa, ma sempre da aprire. Dopo alcuni interventi e domande rivolte al Vescovo, la seconda parte dell’incontro ha visto ‘allargarsi’ la tematica, questa volta incentrata sull’amicizia con il creato, affrontata dall’avv. Pepe e dal prof. Rinaldi.


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