DOMENICA DELLE PALME – ANNO C

Le ore della Passione del Signore

10 aprile 2022

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VANGELO

Luca 22,14 – 23,56

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.


Mini-commenti che segnano i luoghi, i dialoghi, i gesti, i personaggi che incontriamo nella lettura del lungo brano della Passione con il quale la Liturgia apre la Settimana Santa

Il testo della Passione merita una riflessione approfondita, questa domenica, per cui non propongo un commento, bensì un indice di lettura, invitando ciascuno a leggere e meditare il brano (i numeri indicano i versetti del brano del Vangelo di Luca).

22,14-20 L’ultima cena è il luogo dove si stipula il nuovo patto. La nuova alleanza, nel contesto dell’offerta/sacrificio, è quello del corpo e sangue di Cristo. L’antica alleanza fu tradita dal popolo d’Israele (Ger 31,31,34 Gen 15,718), già nei testi indicati è prefigurata la nuova.

21-27 Nel contesto della cena, è annunciato il tradimento di Giuda. Ma Gesù anche gli altri apostoli rimprovera per la loro discussione su chi fosse il più grande. Ecco il più grande è colui che si fa piccolo.

28-30 La cena con gli apostoli, tanto desiderata da Gesù, è anche un’anticipazione del banchetto escatologico.

31-38 Gesù si rivolge a Simone, riconfermandogli il mandato, ma si rivolge anche ai discepoli, evidenziando il cambio di prospettiva. Ora siamo alla battaglia finale.

39-46 Gesù, all’orto degli ulivi insieme ai discepoli, si discosta e si mette a pregare. Fa l’esperienza della lotta interiore rispetto alla volontà del Padre, viene tentato e vince la tentazione nella preghiera, confortato dagli angeli. I discepoli dormono.

47-51 Giuda raggiunge Gesù insieme alla folla e lo bacia. Il bacio è il segno del tradimento. I discepoli intendono usare le spade per difendere Gesù.

52-53 Gesù dialoga con coloro che sono venuti a prenderlo, chiamando il momento: l’ora delle tenebre, esse hanno il potere sul momento.

54-62 Gesù è catturato e portato nella casa del Sommo Sacerdote. Pietro segue da lontano Gesù e, riconosciuto come Galileo, a gli chiedono se fosse uno di quelli che lo seguiva. Pietro per tre volte lo rinnega e si ricorda di quanto gli aveva anticipato Gesù. Pietro di fronte al fatto compiuto pianse amaramente.

63-65 Gesù viene condotto davanti al sinedrio. Subisce le percosse e le umiliazioni verbali da parte di coloro che lo avevano in custodia.

66-71 Gesù subisce il primo processo: il consiglio degli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e gli scribi. Oggetto dell’accusa è il suo definirsi il Cristo. Davanti all’affermazione di Gesù, più volte sollecitata, ora hanno il motivo della condanna: ha bestemmiato.

23,1-7 Gesù viene portato davanti a Pilato, perché solo l’autorità romana poteva condannare a morte un suddito. Ma la motivazione religiosa non poteva produrre la sentenza di morte emessa dall’autorità civile. Per questo l’accusa si trasforma in quella di sobillatore del popolo e istigazione a non pagare le tasse a Cesare. Ma soprattutto viene accusato davanti a Pilato di farsi re. Pilato non trova in lui nessuna colpa.

8-12 Pilato invia Gesù da Erode, perché fosse lui a giudicarlo in quanto era Galileo. Anche qui Gesù subisce insulti e umiliazioni, ma alla fine viene rimandato da Pilato.

13-25 In quest’ultimo passaggio, dopo molti tentativi di liberare Gesù, Pilato non ha la forza di contrastare la volontà dei capi dei sacerdoti e delle autorità del popolo. Decide di consegnare Gesù a costoro per essere crocefisso e rimette in libertà Barabba, arrestato per rivolta e omicidio.

26-32 La crocifissione di Gesù è preceduta dall’incontro con diversi personaggi: Simone di Cirene, le donne, con le quali instaura un dialogo e cita alcune profezie dell’Antico Testamento. Nel cammino verso la croce, Gesù è accompagnato da altri due condannati a morte.

33-38 Il luogo della crocifissione è detto luogo del Cranio. Gesù compie gli ultimi gesti di perdono: nei confronti di quanti avevano agito per condannarlo a morte e quanti stavano curando la sua esecuzione. Mentre Gesù perdonava, si perpetrava l’ultima derisione verso l’uomo della croce e in un certo modo l’ultima tentazione: “Se tu sei il re dei Giudei salva te stesso”.

39-43 Sulla croce avviene l’ultimo dialogo con le persone, con i due malfattori. Uno riprende le parole di disprezzo della gente, l’altro riconosce le proprie colpe e l’innocenza di Gesù. Quest’ultimo implora il perdono, Gesù garantisce a costui il paradiso.

44-49 La notte e il buio, calato sulla storia per la mano violenta dell’uomo, hanno una sola colonna sonora, il grido di Gesù, nell’ultimo dialogo terreno con il Padre: “Nelle tue mani consegno il mio spirito”. Il centurione ne riconosce la grandezza, la folla avvicinatasi ritorna casa battendosi il capo. C’è chi segue la scena da lontano: i conoscenti e quanti erano venuti dalla Galilea per seguirlo.

50-56 La morte di Gesù ha già prodotto un cambiamento nel cuore dell’uomo: Giuseppe di Arimatea irrompe sulla scena; rimasto in disparte nel sinedrio al momento della condanna dell’innocente, ora prende coraggio e chiede a Pilato il corpo di Gesù. Le donne lo seguono per scorgere il sepolcro della reposizione. In attesa della fine del sabato si preparano per l’unzione di un cadavere, che non sarà tale.

E non sarà più tale nemmeno la condizione dell’uomo.

A cura di don Andrea Rossi

Tratto da La Voce dell’8 aprile 2022