V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Forse il “miracolo” è un altro…

6 febbraio 2022

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VANGELO

Luca 5,1-11

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, … vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». … Fecero così e presero una quantità enorme di pesci … Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto…. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.


COMMENTO

Nella scena della “pesca miracolosa”, tra lo stupore e l’attesa per la parola e per i miracoli di Gesù, alla fine a stupire sono i pescatori che lasciano tutto per lui

Lo stupore e la meraviglia sembrano essere le reazioni costanti alle parole di Gesù. A Nazareth, nonostante la scena finale da brivido (cfr. Lc 4,29), Gesù riscuote, successo (Lc 4,22). Anche a Cafarnao “stupisce con il suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità” (Lc 4,32).

La notizia dei miracoli e delle parole di Gesù, convocano sempre una moltitudine di gente, il testo di questa domenica dice “facevano ressa attorno” (Lc 5,1).

Cambia la scena: dall’ambone di Nazareth (cfr 4,17-18), alla spiaggia del lago, dalla quale necessita scostarsi per la ressa della folla. Mentre si crea la condizione per un ascolto della parola di Gesù, alcuni uomini stanno facendo il loro lavoro: “i pescatori erano scesi – dalle barche – e lavavano le reti” (Lc 5,2).

Il testo ci dice che la pesca non era affatto andata bene: “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”. La scena è composta da due quadri: la gente che fa ressa, attenta e in attesa di ascoltare la parola di Dio e degli uomini presi a rassettare le reti, con la rabbia per non aver preso nulla (cfr. v. 5,5). Atteggiamenti e sentimenti contrastanti: attenzione e indifferenza.

Il quadro i presta ad una molteplicità di letture: una folla alla ricerca di una parola di speranza, o girovaghi nullafacenti che “sfruttano” i miracoli di Gesù per “campare” alla giornata? E questi uomini arrabbiati, indifferenti a quanto sta accadendo in prossimità delle loro barche, sono degli irriducibili materialisti, che pensano solo al tornaconto giornaliero, o persone preoccupate, per la loro condizione di padri di famiglia, che in quell’oggi, non sono stati capaci di portare a casa il “pane” per i loro figli?

Forse si sono espressi con parole dure anche contro quel Dio in cui credono. E magari si sono chiesti: “Dov’è questo Dio, perché oggi non ci ha dato nemmeno un pesce?”.

Questa scena con la compresenza di due quadri, assomiglia molto ad alcune nostre iniziative pastorali, con le quali pretendiamo che tutta la gente delle nostre comunità faccia “ressa attorno” a quanto abbiamo organizzato. Magari il centro vogliamo essere proprio noi, non lo diciamo ma il nostro ego, nascosto dalle parole, rivela ben altro.

Rischiamo la logica delle “rette parallele”. Noi, i cosiddetti credenti, con le nostre iniziative, pensate per un altro tempo, disincarnate dalla realtà che il Signore ci ha dato da vivere in questo tempo.

Forse ci viene chiesto, di immergerci nell’umanità di oggi. Il gesto del battesimo che significa ‘immersione’, dovrebbe insegnarci che l’inabissarci è un atto di fede in un mondo sconosciuto.

Eppure Gesù, nelle letture di oggi, riafferma che per il Signore l’umanità non è alterità dalla sua condizione divina. Egli passa con disinvoltura dal contesto della teofania della prima lettura, a chiedere a quegli uomini distratti dalla tristezza, di entrare nella “liturgia della parola” che si sta celebrando. Non gli chiede di ascoltare, ma di prestargli una barca, affinché diventi un ambone.

I testi ci mostrano la grande sproporzione tra la scena della prima lettura, in cui il Signore si mostra nella sua potenza: “Vidi il Signore seduto su un trono alto e elevato” (Is 6,1), e la scena del Vangelo in cui Gesù sale sulla barca di Simone e gli chiede, anzi “lo prega di scostarsi un po’ da terra” (Lc 5,3).

La solennità del tempio, a cui rimanda la prima lettura: “Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno l’altro dicendo Santo, santo, santo” (Is 6,2-3); contrasta con la ferialità della scena sulla barca e soprattutto con il canto del “miserere” di Simon Pietro: “Signore, allontanati da me, perché sono peccatore” (Lc 5,8).

La logica dell’incarnazione tiene insieme, lasciandola inalterata, questa sproporzione che abita anche il cuore dell’uomo e quando si lascia “incantare” da Dio, l’uomo riesce a sostenere l’inadeguatezza dell’essere abitati dal divino. Simon Pietro ce lo mostra con la sua umiltà, dalla quale scaturisce la fede: “Ma sulla tua parola getterò le reti” (Lc 6,5).

Forse le attese della folla per le parole di Gesù e magari per qualche suo miracolo, sono le stesse di quegli uomini in disparte a “rassettare le reti”. E magari sono anche le attese di un popolo per il cambiamento della propria condizione di disagio e di povertà.

Ma l’attesa crea le condizioni per due prospettive: la fede e la “creduloneria”. La fede lascia lo spazio alla libertà di cercare, per trovare ogni giorno la conferma delle promesse; il credulone, “costretto” dalla necessità, si fa schiavo del trovare tutto e subito, accontentandosi di ciò che sazia i “pruriti” del momento. La scena ormai ricomposta in unica attesa, fa intravedere anche le attese di Gesù: “chi manderò?” (Is 6,8) Chi risponderà al suo appello?

Forse il miracolo è un altro, non la sovrabbondanza dei pesci visti dalla folla, ma quello che vede Gesù: il cuore di quegli uomini indaffarati a far quadrare i conti della loro quotidianità, che nonostante tutto lasciano e lo seguono, dubbiosi, affaticati, ma felici. E questa volta lo stupore è quello di Gesù.

A cura di don Andrea Rossi

Tratto da La Voce del  04/02/2022