Da Taranto, i partecipanti della Diocesi alla 49a Settimana sociale dei Cattolici Italiani ci invitano ad approfondire con loro i temi trattati

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Ha preso il via giovedì 21 a Taranto, e si concluderà domenica 24 ottobre, la 49a Settimana sociale dei Cattolici Italiani sul tema “Il Pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #Tuttoèconnesso”. Tra i presenti, per la nostra Diocesi, l’avvocato Nicola Pepe e il prof. Marcello Rinaldi, che ringraziamo per il loro impegno e per il materiale prezioso che ci forniscono, invitandoci ad approfondire man mano le tematiche affrontate.



“DA TARANTO, UN IMPEGNO CHE CONTINUA”: IL COMUNICATO STAMPA DELL’UFFICIO NAZIONALE  PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI AL TERMINE DELLA 49a SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI

L’INTERVENTO CONCLUSIVO DI MONS. SANTORO (domenica 24 ottobre)

IL MANIFESTO DELL’ALLEANZA

SABATO 23 OTTOBRE –  I lavori di Taranto continuano con entusiasmo, generatività e con “al centro” i giovani.
Francesco Occhetta (PSJ) con tanti ragazze e ragazzi ha donato a tutti il “Manifesto dell’Alleanza”: è l’inizio di un percorso, di un impegno che tutte le parrocchie d’Italia sono invitate a sottoscrivere per una transizione ecologica, economica ed umana.
Suor Alessandra Smerilli (economista chiamata dal Papa a rivestire il ruolo di segretario ad interim del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale) ha indicato alcune parole-chiave: ‘camminare’ per mettersi in moto; essere ‘aperti’ per guardare all’altro; ‘ascoltare’ per ‘contemplare’. Ha poi firmato per la Santa Sede il manifesto che è stato sottoscritto virtualmente da tutti i partecipanti. Segue una sessione dedicata al confronto istituzionale con la partecipazione di Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico, Andrea Orlando, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo. (Nicola Pepe)


L’INTERVENTO DI MONS. SANTORO (venerdì 22 ottobre)

Le ciminiere a Taranto sono la voce narrante di una storia industriale; fatta di lavoro, di sviluppo economico e sociale di un territorio, una storia fatta di speranza. Le ciminiere di Taranto raccontano, però, anche la sofferenza: quella del nostro pianeta e dei suoi abitanti! Quella di tanti bambini privati di una vita normale e, spesso, del loro futuro. Le parole di Mons. Filippo Santoro (Arcivescovo di Taranto e Presidente del Comitato scientifico) sono risuonate all’interno del Palamazzola come una denuncia, che nasce da un atto di amore fraterno per tutti noi e per ‘il mondo che speriamo’. (Nicola Pepe)


LE SLIDES DELL’INTERVENTO DEL PROF. LEONARDO BECCHETTI (venerdì’ 22 ottobre)

“L’intervento del prof. Leonardo Becchetti – ci dice Nicola Pepe – illustra la sfida, ma anche la necessità, di coniugare la ripresa con transizione ecologica e sostenibilità sociale. Ci sono numerosi esempi imprenditoriali in tutto il Paese che sono in grado di indicarci la strada; raccontare quel che di buono si fa (best practices) è un modo incisivo e convincente per dire che ‘ce la possiamo fare’!”.


PRESENTAZIONE DELLA TRASMISSIONE “IL PIANETA CHE SPERIAMO” andata in onda giovedì 21 ottobre in seconda serata su Tv2000

L’INTERVENTO DI APERTURA DEL CARD. GUALTIERO BASSETTI, PRESIDENTE DELLA CEI

Il MESSAGGIO DEL SANTO PADRE inviato il 21 ottobre ai partecipanti alla 49ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

Cari fratelli e sorelle,

saluto cordialmente tutti voi che partecipate alla 49Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, convocata a Taranto. Rivolgo il mio saluto fraterno al Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, all’Arcivescovo Filippo Santoro e ai Vescovi presenti, ai membri del Comitato Scientifico e Organizzatore, ai delegati delle diocesi italiane, ai rappresentanti dei movimenti e delle associazioni, a tutti gli invitati e a quanti seguono l’evento a distanza.

Questo appuntamento ha un sapore speciale. Si avverte il bisogno di incontrarsi e di vedersi in volto, di sorridere e di progettare, di pregare e sognare insieme. Ciò è tanto più necessario nel contesto della crisi generata dal Covid, crisi insieme sanitaria e sociale. Per uscirne è richiesto un di più di coraggio anche ai cattolici italiani. Non possiamo rassegnarci e stare alla finestra a guardare, non possiamo restare indifferenti o apatici senza assumerci la responsabilità verso gli altri e verso la società. Siamo chiamati a essere lievito che fa fermentare la pasta (cfr Mt 13,33).

La pandemia ha scoperchiato l’illusione del nostro tempo di poterci pensare onnipotenti, calpestando i territori che abitiamo e l’ambiente in cui viviamo. Per rialzarci dobbiamo convertirci a Dio e imparare il buon uso dei suoi doni, primo fra tutti il creato. Non manchi il coraggio della conversione ecologica, ma non manchi soprattutto l’ardore della conversione comunitaria. Per questo, auspico che la Settimana Sociale rappresenti un’esperienza sinodale, una condivisione piena di vocazioni e talenti che lo Spirito ha suscitato in Italia. Perché ciò accada, occorre anche ascoltare le sofferenze dei poveri, degli ultimi, dei disperati, delle famiglie stanche di vivere in luoghi inquinati, sfruttati, bruciati, devastati dalla corruzione e dal degrado.

Abbiamo bisogno di speranza. È significativo il titolo scelto per questa Settimana Sociale a Taranto, città simbolo delle speranze e delle contraddizioni del nostro tempo: «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto è connesso». C’è un desiderio di vita, una sete di giustizia, un anelito di pienezza che sgorga dalle comunità colpite dalla pandemia. Ascoltiamolo. È in questo senso che vorrei offrirvi alcune riflessioni che possano aiutarvi a camminare con audacia sulla strada della speranza, che possiamo immaginare contrassegnata da tre “cartelli”.

Il primo è l’attenzione agli attraversamenti. Troppe persone incrociano le nostre esistenze mentre si trovano nella disperazione: giovani costretti a lasciare i loro Paesi di origine per emigrare altrove, disoccupati o sfruttati in un infinito precariato; donne che hanno perso il lavoro in periodo di pandemia o sono costrette a scegliere tra maternità e professione; lavoratori lasciati a casa senza opportunità; poveri e migranti non accolti e non integrati; anziani abbandonati alla loro solitudine; famiglie vittime dell’usura, del gioco d’azzardo e della corruzione; imprenditori in difficoltà e soggetti ai soprusi delle mafie; comunità distrutte dai roghi… Ma vi sono anche tante persone ammalate, adulti e bambini, operai costretti a lavori usuranti o immorali, spesso in condizioni di sicurezza precarie. Sono volti e storie che ci interpellano: non possiamo rimanere nell’indifferenza. Questi nostri fratelli e sorelle sono crocifissi che attendono la risurrezione. La fantasia dello Spirito ci aiuti a non lasciare nulla di intentato perché le loro legittime speranze si realizzino.

Un secondo cartello segnala il divieto di sosta. Quando assistiamo a diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali stanchi e sfiduciati, talvolta rassegnati di fronte a situazioni complesse, vediamo un Vangelo che tende ad affievolirsi. Al contrario, l’amore di Dio non è mai statico e rinunciatario, «tutto crede, tutto spera» (1 Cor 13,7): ci sospinge e ci vieta di fermarci. Ci mette in moto come credenti e discepoli di Gesù in cammino per le strade del mondo, sull’esempio di Colui che è la via (cfr Gv 14,6) e ha percorso le nostre strade. Non sostiamo dunque nelle sacrestie, non formiamo gruppi elitari che si isolano e si chiudono. La speranza è sempre in cammino e passa anche attraverso comunità cristiane figlie della risurrezione che escono, annunciano, condividono, sopportano e lottano per costruire il Regno di Dio. Quanto sarebbe bello che nei territori maggiormente segnati dall’inquinamento e dal degrado i cristiani non si limitino a denunciare, ma assumano la responsabilità di creare reti di riscatto. Come scrivevo nell’Enciclica Laudato si’, «non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Si tratta di ridefinire il progresso. Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore non può considerarsi progresso» (n. 194). Talvolta prevalgono la paura e il silenzio, che finiscono per favorire l’agire dei lupi del malaffare e dell’interesse individuale. Non abbiamo paura di denunciare e contrastare l’illegalità, ma non abbiamo timore soprattutto di seminare il bene!

Un terzo cartello stradale è l’obbligo di svolta. Lo invocano il grido dei poveri e quello della Terra. «La speranza ci invita a riconoscere che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi» (n. 61). Il Vescovo Tonino Bello, profeta in terra di Puglia, amava ripetere: «Non possiamo limitarci a sperare. Dobbiamo organizzare la speranza!». Ci attende una profonda conversione che tocchi, prima ancora dell’ecologia ambientale, quella umana, l’ecologia del cuore. La svolta verrà solo se sapremo formare le coscienze a non cercare soluzioni facili a tutela di chi è già garantito, ma a proporre processi di cambiamento duraturi, a beneficio delle giovani generazioni. Tale conversione, volta a un’ecologia sociale, può alimentare questo tempo che è stato definito “di transizione ecologica”, dove le scelte da compiere non possono essere solo frutto di nuove scoperte tecnologiche, ma anche di rinnovati modelli sociali. Il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando esige un obbligo di svolta. Guardiamo, in questo senso, a tanti segni di speranza, a molte persone che desidero ringraziare perché, spesso nel nascondimento operoso, si stanno impegnando a promuovere un modello economico diverso, più equo e attento alle persone.

Ecco, dunque, il pianeta che speriamo: quello dove la cultura del dialogo e della pace fecondino un giorno nuovo, dove il lavoro conferisca dignità alla persona e custodisca il creato, dove mondi culturalmente distanti convergano, animati dalla comune preoccupazione per il bene comune. Cari fratelli e sorelle, accompagno i vostri lavori con la preghiera e con l’incoraggiamento. Vi benedico, augurandovi di incarnare con passione e concretezza le proposte di questi giorni. Il Signore vi colmi di speranza. E non dimenticatevi, per favore, di pregare per me.

Roma, San Giovanni in Laterano, 4 ottobre 2021

Festa di San Francesco d’Assisi


FOTOGALLERY