La venerata immagine della Madonna col Bambino, detta “Madonna della Stella”, è stata incoronata nella basilica di Santa Cecilia in Acquasparta per le mani del vescovo di Orvieto-Todi mons. Gualtiero Sigismondi domenica 19 ottobre, alla presenza del Capitolo Cattedrale, del clero dell’Unità pastorale e di folta partecipazione di popolo. Il canto è stato mirabilmente sostenuto dai Madrigalisti di Perugia diretti dal m° Mauro Presazzi con all’organo il m° Giacomo Bernardini.
La celebrazione dei vespri solenni è stata preceduta da un triduo di preghiera, nel quale segnaliamo la predicazione del padre provinciale dei domenicani Antonio Cocolicchio.
La Madonna della Stella è una statua lignea e policroma dell’ultimo quarto del XIII secolo; dopo quella che è nella cripta del duomo di Todi, questa è la più importante scultura lignea mariana della diocesi. Dal XIII secolo, questa devozione non si è mai interrotta e possiamo dire che questa è la devozione mariana più antica di tutta la diocesi. Viene detta “della Stella”, perché, fino al XVIII secolo, l’immagine era contenuta in un tabernacolo ligneo che veniva aperto per mostrare l’immagine e, sul capo della Madonna, vi era dipinta una stella.
L’immagine è stata incoronata più volte: nei secoli XVI, XVII, XIX, all’inizio del XX e dopo la Seconda guerra mondiale; inoltre è sempre stata ricoperta con abiti che ancora oggi la gente fa realizzare in segno di devozione (ce ne sono almeno 25, tra cui alcuni del XVI-XVII secolo) e in questo ultimo decennio ne sono stati donati almeno una decina.
In questa occasione sono state realizzate due corone d’argento massiccio arricchite da granati e lapislazzuli che riprendono la foggia della Corona Ferrea di Monza; la corona della Madonna è decorata con gigli e stelle, quella del Bambino con piccole sfere; il granato simboleggia il sangue e quindi l’umanità, ma anche la Chiesa, essendo la mela granata del colore di questa pietra; il lapislazzulo rappresenta il cielo e quindi la divinità; l’artista che le ha realizzate è la sig.ra Michela Moretti di Roma.
Una serena gioia, declinata in tutte le sue sfaccettature dal Vescovo nella sua riflessione, ha pervaso questa bella celebrazione.
Don Alessandro Fortunati, parroco di Acquasparta
Di seguito il testo della riflessione del vescovo Gualtiero Sigismondi
“Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9,2): questo oracolo, rivolto al popolo d’Israele immerso nelle tenebre dell’esilio, stabilisce una stretta relazione tra la luce e la gioia. Quello che la luce è per gli occhi è la gioia per il cuore!
“Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9,2). È prerogativa divina mutare il lamento in gioia, è suo dono aumentare, anzi, moltiplicare la gioia, che non è un’emozione, ma una postura dello spirito. La gioia ha come respiro il silenzio, scandito dal battito del cuore. La gioia ha come filtro la luminosità dello sguardo, la cui intensità è amplificata dal sorriso. La gioia ha come lievito l’allegria, che alimenta l’amicizia fraterna. La gioia ha come sigillo le lacrime, che colorano i moti più segreti del cuore. La gioia aumenta nella misura in cui viene condivisa: non è piena fino a quando non è partecipata agli altri.
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