“Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9,2): questo oracolo, rivolto al popolo d’Israele immerso nelle tenebre dell’esilio, stabilisce una stretta relazione tra la luce e la gioia. Quello che la luce è per gli occhi è la gioia per il cuore!
“Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9,2). È prerogativa divina mutare il lamento in gioia, è suo dono aumentare, anzi, moltiplicare la gioia, che non è un’emozione, ma una postura dello spirito. La gioia ha come respiro il silenzio, scandito dal battito del cuore. La gioia ha come filtro la luminosità dello sguardo, la cui intensità è amplificata dal sorriso. La gioia ha come lievito l’allegria, che alimenta l’amicizia fraterna. La gioia ha come sigillo le lacrime, che colorano i moti più segreti del cuore. La gioia aumenta nella misura in cui viene condivisa: non è piena fino a quando non è partecipata agli altri.
“Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9,2). La gioia ha diversi “registri”: l’allegria è gioia condivisa: dà voce alla concordia; la felicità è gioia limpida, dà luce agli occhi; la letizia è gioia profonda, dà respiro all’anima; l’esultanza è gioia grande, dà spazio alla lode; il gaudio è gioia vera, dà pace al cuore; il giubilo è gioia piena, dà la parola al silenzio.
“Santa Maria – scrive don Tonino Bello – donna che ben conosci la danza, ma anche donna che ben conosci il patire (…), non osiamo chiederti l’esenzione dalle tasse dell’amarezza. Ti preghiamo solo che, nel momento della prova, ci preservi dal pianto dei disperati (…). Accresci le nostre riserve di coraggio (…). Alimentaci le lampade della speranza. E fa’ che nelle frequenti carestie di felicità che contrassegnano i nostri giorni, non smettiamo di attendere con fede Colui che verrà finalmente a mutare il lamento in danza e la veste di sacco in abito di gioia (…). Fa’ che sulle nostre labbra le parole di speranza non suonino menzognere. Aiutaci a pagare con letizia il prezzo della nostra fedeltà al Signore. E liberaci dalla rassegnazione”.
Il rito dell’incoronazione di questa venerata immagine lignea e policroma della Madonna in trono con il Bambino, risalente all’ultimo quarto del XIII secolo, ci invita a spingere lo sguardo al mistero glorioso che ha sigillato la sua Assunzione. Il Cristo l’ha voluta alla sua destra per condividere il suo potere regale. Riconoscendola come Regina la invochiamo come protettrice, facendo nostre le parole di Jean Galot. “Tu la cui presenza è così gradita al Signore, tu che puoi presentargli tutto nella certezza di un’accoglienza regale, offrigli le nostre preghiere e trasmettigli i nostri desideri (…). Dio ha voluto che tu interceda incessantemente per noi: Egli ti ha stabilita mediatrice perché tutte le nostre domande gli giungano attraverso le tue mani materne (…). Tutto ciò che Dio ti ha donato è diventato nostra ricchezza, tutto l’onore che ti ha reso è diventato nostro (…). Il tuo sorriso non ci mancherà mai, il tuo conforto ci accompagna ovunque andiamo”.
+ Gualtiero Sigismondi

