Con le parole di Isaia, proclamate nella sinagoga di Nazaret (cf. Lc 4,16-21), Gesù annuncia il compiersi della “pienezza del tempo”, che segna l’inizio del “Giubileo della Redenzione”. Egli, “figlio di Giuseppe”, si accredita come “pellegrino di speranza”, venuto “a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore” (Is 61,1-2a). Costretto a lasciare Nazaret, prima stazione della Via Crucis, Gesù scende a Cafarnao, entra nella casa di Simone e, dopo una sosta in un luogo deserto, si dispone a raggiungerlo sulla sponda del lago di Gennesaret e a salire a bordo della sua barca, per invitarlo a “prendere il largo” come “pescatore di uomini” (cf. Lc 5,10).
Fratelli e sorelle carissimi, non è possibile diventare “pescatori di uomini” se non si è “pellegrini di speranza”, con il kit degli oli santi, benedetti in questa celebrazione, “quasi epifania della Chiesa”. L’olio degli infermi reca sollievo e conforto alle sofferenze del corpo, dell’anima e dello spirito, affinché nessuna malattia, angoscia e dolore possano impedire di essere “lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12,12). L’olio dei catecumeni, segno della forza divina, concede energia e vigore a quanti, illuminati dalla sapienza del Vangelo, assumono con generosità gli impegni della vita cristiana, gustando la gioia di rinascere e vivere nella Chiesa. Il crisma, “impregnato della forza dello Spirito santo e della potenza che emana da Cristo”, penetra, santifica e libera dalla nativa corruzione coloro che, rinnovati nel lavacro del Battesimo, sono invitati a spandere ovunque il “profumo di una vita santa”, con una testimonianza coerente e incisiva, conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti e profeti.
Gli oli santi assicurano la continua fioritura della giovinezza della Chiesa, che ha la missione di portare l’annuncio della speranza pasquale ai confini della terra e del tempo. “Pellegrini di speranza”: questo è il profilo che, nel lavoro apostolico, accomuna pastori e fedeli. Isidoro di Siviglia osserva che per comporre la parola latina spes bisogna aggiungere la lettera esse al termine pes, che significa piede. “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace” (Is 52,7): questo grido di gioia, con cui Isaia ravviva la speranza d’Israele esule a Babilonia, suscita meraviglia. Cosa hanno di originale i piedi “di coloro che recano un lieto annuncio di bene” (Rm 10,15)? La bellezza dei piedi sta nella loro abilità a posarsi sulla roccia, senza spingersi inavvertitamente nel vuoto, su terreno sdrucciolevole. “Nelle salite in montagna come nelle discese – scrive Erri De Luca – ho imparato a ragionare coi piedi. Appoggiarli sul ripido senza farli slittare. Misurare l’ampiezza della falcata secondo la pendenza. Guardare i punti di appoggio per i piedi prima di effettuare il passaggio con le dita sulla parete. Lo scalatore sa che vengono prima i piedi delle mani. Il loro punto trovato decide il successivo movimento del corpo”.
L’ammirazione per i “piedi nudi”, pronti a calzare gli scarponi o i sandali ma non le pantofole, trova pieno compimento nella venerazione con la quale Gesù, “prima della festa di Pasqua”, si china sui piedi degli apostoli per lavarli (cf. Gv 13,5). Con questo gesto – anticipato da Maria di Betania, che cosparge i piedi di Gesù con “trecento grammi di puro nardo assai prezioso” (cf. Gv 12,1-11) – “il Maestro e il Signore” introduce, nell’ineffabile liturgia del silenzio, l’istituzione dell’Eucaristia e dell’ordine sacerdotale come pure il mandato riguardante la carità che irradia dalla fraternità.
“Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri” (Gv 13,14). Gesù rompe il silenzio della lavanda dei piedi invitando i discepoli a osservare la reciprocità nel servizio; un valore da recuperare anche dentro al presbiterio. “Un sacerdote – avvertiva don Tonino Bello – difficilmente potrà essere portatore di annunci credibili se non è disposto a lavare i piedi di tutti gli altri preti e a lasciarsi lavare i suoi da ognuno dei confratelli (…). La logica della lavanda dei piedi è eversiva. Il servizio agli ultimi che stanno fuori non purifica nessuno, quando si salta il passaggio obbligato del servizio agli ultimi che stanno dentro”.
“Ogni autorità – rileva Papa Francesco – cresce solo nella prossimità”. Prive del balsamo dei gesti, le parole non bastano a spandere il “buon profumo di Cristo”. Parafrasando l’ammonimento di Gesù a tagliare una mano o addirittura un piede e a gettare via persino un occhio qualora siano motivo di scandalo (cf. Mc 9,43-48), il Santo Padre avverte: “Lontano da noi l’occhio scandaloso, che vede l’indigente e si volta dall’altra parte! Lontano da noi la mano scandalosa, che si chiude a pugno e si ritira avida nelle tasche! Lontano da noi il piede scandaloso, che corre veloce non per farsi vicino a chi soffre, ma per passare oltre!”.
“Rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate dritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire” (Eb 12,12-13). Passati “da un cristianesimo sistemato in una cornice sociale ospitale a un cristianesimo di minoranza, o meglio, di testimonianza”, anche i piedi, oltre che le mani e il capo, hanno bisogno degli oli santi, perché si realizzi questa profezia: “Il Signore Dio è la mia forza, egli rende i miei piedi come quelli delle cerve e sulle mie alture mi fa camminare” (Ab 3,19). Più che su “terra piana” (cf. Sal 26,12), i piedi sono destinati a camminare sulle alture, cioè non a misurarsi con le urgenze della manutenzione pastorale, bensì a confrontarsi con le esigenze che il Vangelo indica e i segni dei tempi tracciano.
Fratelli e sorelle carissimi, l’immagine della Madonna di San Brizio, venerata in questa Cattedrale e posta come segno giubilare in tutte le chiese parrocchiali, mostra la Vergine Maria che stringe teneramente tra il pollice e l’indice della mano destra il piede sinistro di Gesù bambino, il quale poggia stabilmente l’altro piede sul polso destro della Madre sua. Questo particolare non sfugga al nostro sguardo e lo orienti, come quello del Cristo che compare sulla cuspide della tavola, a portare ovunque l’olio della consolazione con il balsamo della speranza.
+ Gualtiero Sigismondi