Esequie di don Raffaele Passagrilli – Omelia

“Si è addormentato nel Signore”: questo mi sembra il necrologio più adatto ad annunciare il “transito” di don Raffaele. In occasione del mio ultimo incontro con lui l’ho trovato che riposava tranquillo e sereno, presso la Residenza protetta “Non ti scordar di me” di Castel Giorgio. Con la morte don Raffaele ha compiuto il suo “esodo pasquale”, che l’ha portato – come era solito dire – al di là dell’etere che, secondo gli antichi, era la parte più alta, pura e luminosa dello spazio, oltre il limite dell’atmosfera terrestre.

Fratelli e sorelle carissimi, la qualità della vita non dipende dalla sua lunghezza, bensì dalla pienezza con cui la viviamo, prestando orecchio alla parola del Signore risuonata nella prima lettura: “Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova” (Is 1,16-17).

“Imparate a fare il bene”: apprendere l’arte di fare il bene è un allenamento che dura tutta la vita: non basta fare il bene, ma occorre imparare a farlo. Anche gli scribi e i farisei, di cui ci ha parlato il Vangelo (cf. Mt 23,1-12), presumevano di fare il bene, in realtà non avevano imparato a farlo. Evidente è la contraddizione tra quanto insegnano e il modo in cui vivono; presentano la via della giustizia ma percorrono la strada dell’errore; impongono agli altri le regole più severe che essi non osservano; opprimono le coscienze con fardelli che non vogliono muovere neppure con un dito. “Dicono e non fanno” (Mt 23,3); al limite, “le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente” (Mt 23,5): nel loro fare non c’è la purezza della gratuità, segno di vera libertà; nel loro dire non c’è sincerità, segno della semplicità del cuore e degli occhi.

La “movimentata” vicenda pastorale di don Raffaele – passato da Fiore a Piedicolle, prima di arrivare a Tenaglie – ha trovato un’originale espressione nell’apicoltura e nella sua capacità di scoprire vene sotterranee di acqua. Da parroco ha cercato l’acqua viva dello Spirito, non inquinata dal male, attingendo alla sorgente dell’Eucaristia. Sono stato testimone oculare della cura con cui, nel segreto della sua stanza, si preparava a dire Messa, segno evidente di “stupore eucaristico”.

“Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana” (Is 1,18): con questa serena fiducia eleviamo al Signore la nostra preghiera di suffragio per don Raffaele e di conforto per i familiari, con un pensiero riconoscente a don Claudio Calzoli, che lo ha aiutato fraternamente, gratuitamente, a portare il peso degli anni e dei malanni. Fratelli e sorelle carissimi, la combinazione delle chiavi del cuore di don Raffaele la conosce solo il Signore che, come scrive Papa Francesco nell’enciclica Dilexit nos citando S. Teresa di Gesù bambino, “possiamo prendere solo per il Cuore”.

+ Gualtiero Sigismondi

Tenaglie di Montecchio (TR), Chiesa di Santa Maria delle Grazie
18-03-2025