"Segni del tempo”, incontro nazionale del settore giovani di Ac

“Beati voi giovani che…”: le parole di Mons. Sigismondi all’incontro nazionale del settore giovani di Ac

La riflessione del vescovo Gualtiero Sigismondi, assistente generale di Ac - Aula Paolo VI, 29 ottobre 2022

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In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,16-20).

Il Vangelo di Matteo termina in Galilea, nella stessa regione in cui Gesù ha inaugurato la sua missione a Israele. I discepoli si mettono in cammino, come il loro Maestro, dalla “Galilea delle genti”: non dall’atrio del tempio di Gerusalemme ma da una zona di transito disprezzata dai giudei, a motivo della presenza in quella regione di popolazioni straniere. “Andate dunque”: si tratta di un imperativo formulato al plurale da cui si evince che la missione non è impresa solitaria, ma solidale. La congiunzione dunque, la quale non ha valore conclusivo o deduttivo ma esortativo, per lo zelo missionario che esprime dà al verbo andare la forza di un mandato.

“Andate dunque”: questo mandato è rivolto anche alle giovani generazioni, a cui San Giovanni apostolo confida: “Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno” (1Gv 2,14). Ispirato da queste parole, San Filippo Neri, nella Roma del Cinquecento, riconduce al servizio di Dio e del prossimo i multiformi tratti giovanili, proclamando questa beatitudine: “Beati voi giovani che avete tempo di fare il bene”. Oso proporne una declinazione in lingua corrente, ben sapendo che i giovani, stretti tra l’incudine della “concupiscenza della carne” e il martello della “concupiscenza degli occhi” (cf. 1Gv 2,16), custodiscono il desiderio sincero di indirizzare la volontà a compiere bene quanto richiede la virtù.

– Beati voi giovani che con le vostre visioni realizzate i sogni degli anziani.

– Beati voi giovani che non fate coincidere i desideri con i vostri bisogni.

– Beati voi giovani che non soffocate nella noia la vostra gioia di vivere.

– Beati voi giovani che non riducete le relazioni a connessioni compulsive.

– Beati voi giovani che sapete sollevare lo sguardo e ascoltare il silenzio.

– Beati voi giovani che alla scuola della verità allenate la libertà alla carità.

– Beati voi giovani che investite nello studio e nel lavoro le vostre energie.

– Beati voi giovani che aspirate a crescere “in sapienza, età e grazia”.

Nessuna età, più di quella giovanile, è idonea ai grandi ideali, ai generosi eroismi. Degli uni e degli altri gli educatori sono esploratori oltre che allenatori, chiamati a interpretare i movimenti del cuore dei giovani per riconoscervi l’azione dello Spirito santo, aiutandoli a prendere la via che Dio ha tracciato per ciascuno di loro e a scoprire la carità di Cristo “nella purezza del loro amore e nell’impegno al servizio del prossimo”.

– Beati voi educatori che vivete la vostra opera come “cosa del cuore”.

– Beati voi educatori che riuscite a coinvolgervi senza farvi travolgere.

– Beati voi educatori che esercitate la libertà di amare senza possedere.

– Beati voi educatori che vi sforzate di essere testimoni più che maestri.

– Beati voi educatori che non rinunciate a vigilare sulle vostre fragilità.

– Beati voi educatori che correggete con mite fermezza senza avvilire.

– Beati voi educatori che sapete accompagnare senza bruciare le tappe.

– Beati voi educatori che collegate le virtù teologali con quelle cardinali.

Nella sfida educativa unico approccio possibile è quello di camminare a fianco, con sguardo amorevole e parola autorevole, prestando attenzione alla gradualità degli itinerari di maturazione della libertà, ben sapendo non solo che c’è un legame genetico tra educazione ed evangelizzazione, ma anche che ogni giovane ha la sua “pienezza del tempo”, così come “ogni fiore ha la sua stagione per la fioritura”. “Andate, dunque”.

+ Gualtiero Sigismondi