VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Amare come il Padre, non è utopia

20 febbraio 2022

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail
VANGELO

Luca 6,27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non richiederle indietro. E come volete gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? (…) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso . Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”.


COMMENTO

Gesù vuole elevare l’uomo alla stessa capacità di amare del Padre, e ci lascia un “comandamento nuovo”: “ Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

Il Vangelo di questa domenica prosegue il discorso di Gesù. L’evangelista Luca, diversamente da Matteo, ha davanti a sé una pianura. Quest’ultimo prolunga l’insegnamento di Gesù, dopo le “beatitudini” per ben due capitoli (5-7). Luca condensa gli insegnamenti all’interno del capitolo 6. Dopo le “beatitudini” e i “guai”, ascoltati domenica scorsa (Lc 6,17.20-26), il testo proposto questa domenica, riprende gli insegnamenti del Maestro (Lc 6,27-38).

Il testo liturgico che ascolteremo, fa cadere una particella: “Ma”. Introduce un insegnamento particolare, rivolto ad una parte dell’uditorio: “Ma a voi che ascoltate” (v. 27). La folla dei discepoli, la moltitudine di gente (cfr Lc 6,17), ha forse qualche difficoltà nel comprendere il radicale insegnamento dell’amore che ora Gesù proporrà? Gesù non cerca gli applausi, non intende collezionare i like” di approvazione. Utilizzando il linguaggio dei social, possiamo affermare che Gesù è follower” di tutti: ci rincorre su qualunque strada ci incamminiamo, ma è following ” di alcuni: è seguito in senso stretto non da una moltitudine, ma da chi ascolta la sua parola e la mette in pratica (cfr Lc. 6,47). Luca conclude il discorso con questa similitudine: l’ascolto e la messa in pratica del suo insegnamento rende l’uomo saggio, il quale sceglie di costruire la sua casa sulla roccia (cfr Lc 6,48-49).

La proposta “alta” di Gesù appella alla libertà dell’uomo e alcune volte è difficile e poco comprensibile anche per coloro che hanno scelto di seguirlo.
Ma sulla radicalità della scelta, Gesù non fa sconti neanche a loro: “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6,67), dirà Gesù ai Dodici, dopo aver detto di sé che Lui è il pane di vita (Gv 6,4851). Molti discepoli dopo aver ascoltato che amare significa donare tutto, anche la propria vita dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla? (Gv 6,61). Il comandamento dell’amore, che il Vangelo di questa domenica ci propone, non è una “speculazione filosofica” e nemmeno una pia esortazione. Può essere oggetto di contemplazione, ma dopo che ha segnato la carne del nostro corpo.

“Amate i vostri nemici” (Lc 6,27.35), come in una inclusione avvolge la concretezza delle azioni descritte a corollario dell’insegnamento. “Ma a voi che ascoltate io vi dico” (v. 27), sembra essere un rilancio da parte di Gesù, che non vuole livellare l’insegnamento alle capacità umane, bensì eleva l’uomo alla stessa capacità di amare del Padre e questo amore diventa visibile nella scelta del Figlio suo Gesù Cristo: “Vi do un comandamento nuovo -che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri-.” (Gv 13,34). Con queste parole il versetto dell’alleluja, dà la chiave di lettura alla liturgia di questa domenica e declina in atteggiamenti concreti il pronunciamento sulla novità del comandamento.
La stessa prima lettura, descrive l’atteggiamento del futuro Re David, perseguitato dal Re Saul. David di fronte alla possibilità concreta di uccidere il suo “persecutore”, sceglie di lasciarlo in vita (1 Sam 26, 2.7-9.12-13.22-23). Il testo della seconda lettura, per mezzo di un’altra similitudine, ci mostra la possibilità di essere simili al “nuovo Adamo”: Gesù Cristo, anche se proveniamo dal “vecchio Adamo” (1Cor 15,45.49). Il testo evangelico indica la strada che rende visibile la somiglianza dei discepoli con il Maestro. Il “comandamento” di amare i nemici, (cfr Lc 6,27.35) innalza l’amore verso il prossimo, alla stessa concezione che Dio ha dell’amore: il Padre ama tutti i suoi figli. E noi da discepoli di Cristo, se ci definiamo figli, non abbiamo nemici, ma fratelli. Amare i nemici significa non considerare nessuno nemico. Seguire il Maestro, è fare ciò che ha fatto Lui: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).

Gli insegnamenti conseguenti al principio dell’amore verso i nemici ha conseguenze dirette sull’agire quotidiano: benedire chi ci maledice, pregare per chi ci odia, porgere l’altra guancia, donare oltre ciò che ci viene chiesto (Lc. 6,28-30).
È la “differenza cristiana” nel mondo, che supera il concetto umano: amare chi ci ama, perdonare a chi ci perdona, fare del bene a chi ci fa del bene (v. 31-34). Ma sarà questa differenza a innescare circuiti virtuosi. Sarà sempre necessario un “piccolo resto” che mostri con la vita la “trasparenza” di questo amore, per fendere la “coltre grigia” di una umanità piegata su sé stessa. “Essere misericordiosi come il Padre” (cfr. Lc 36), non è utopia, e se diventa lo stile di vita dei credenti, è già Paradiso. È la missione della Chiesa, chiamata ad essere il seme e il lievito per il Regno.

A cura di don Andrea Rossi

Tratto da La Voce del 18/02/2022