Veglia di Pentecoste 2022 – Omelia

La liturgia racchiude la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei cinquanta giorni: la solennità di Pentecoste porta a compimento il mistero pasquale. Questa Messa vespertina nella vigilia, calibrata sullo stile della Veglia pasquale, ci invita ad ascoltare la parola di Dio con cuore disponibile, oltre che sereno, e ci chiede di domandare al Signore, “mediatore e garante della perenne effusione dello Spirito”, di concedere alla sua Chiesa di “essere sempre fedele alla vocazione di popolo radunato dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, per manifestarsi al mondo come sacramento di santità e di comunione”.

Come nell’antica Alleanza Dio si è rivelato a Mosè nel fuoco, sulla santa montagna del Sinai, così nella nuova Alleanza Egli si è manifestato a Maria e agli apostoli nella fiamma dello Spirito, che “rinnova anche oggi nel cuore dei credenti i prodigi operati agli inizi della predicazione del Vangelo”. “Tornare alla Chiesa delle origini – avverte Papa Francesco – non significa guardare all’indietro per copiare il modello ecclesiale della prima comunità cristiana. Non possiamo saltare la storia, come se il Signore non avesse parlato e operato grandi cose anche nella vita della Chiesa dei secoli successivi. Non significa nemmeno essere troppo idealisti, immaginando che in quella comunità non ci fossero difficoltà (…). Piuttosto, tornare alle origini significa recuperare lo spirito della prima comunità cristiana, cioè ritornare al cuore e riscoprire il centro della fede: la relazione con Gesù e l’annuncio del suo Vangelo al mondo intero. E questo è l’essenziale!”.

Fratelli e sorelle carissimi, siamo tutti chiamati a riscoprire l’essenziale della fede: portare la gioia del Vangelo con l’entusiasmo degli apostoli. Le difficoltà non mancano, ma la grazia sovrabbonda; il Signore dorme a poppa della “navicula Petri”, sul cuscino, anche quando infuria la tempesta (cf. Mc 4,38). “Taci, calmati!” (Mc 4,39): è il comando che Gesù rivolge a chiunque si lasci sfiorare dal dilemma, mai completamente risolto, di “vivere la grazia più grande e più amaramente necessaria: poter amare la Chiesa”. Lo Spirito santo “faccia un rogo solo” di tutti i “focolai” che insidiano la salute del Corpo ecclesiale:

– l’autismo pastorale, che si configura come resistenza congenita a “fare squadra” e a “camminare insieme secondo la volontà di Dio”;

– l’anemia pastorale, sintomo dell’abbassamento delle difese del “sistema immunitario” della preghiera e del servizio della Parola;

– l’asma pastorale, acuita dalla “febbre degli eventi”, che indebolisce la fede, la quale “si trasmette nella forma del contatto, da persona a persona”;

la miopia pastorale, che impedisce di abbandonare il comodo criterio del “si è fatto sempre così” e di osare l’inedito, coniugando “nova et vetera”;

– la disidratazione pastorale, destinata a diventare cronica, se si trascura che “ogni azione della Chiesa è orientata al discernimento vocazionale”.

Chi alla luce della fede, con il “grandangolo” della storia della Chiesa, riflette su questi processi patologici, sa benissimo che come non c’è evento dal quale Dio non ricavi qualche bene, così non c’è divino capolavoro che il demonio non tenti di tramutare in occasione di malessere e di divisione. La Chiesa ha grande necessità di “testimoni e profeti” per essere fedele alla sua missione di “segno di santificazione e di comunione”. “La Chiesa – osservava Romano Guardini – non è un’istituzione che si progetta ma una realtà vivente”, chiamata a ravvivare la gioia del Vangelo e “a riunire i linguaggi della famiglia umana nella professione dell’unica fede”.

Fratelli e sorelle carissimi, c’è bisogno di una “Chiesa rabdomante” dei “semi del Verbo” sparsi ovunque: nelle faglie, nelle fenditure dei cuori, autentiche “cattedrali dello Spirito”, anche se diroccate. Ogni uomo è un “soffio di Dio”, una sostanza celeste mescolata con la terra più umile, una luce sepolta in una caverna, e tuttavia divina e inestinguibile. “L’amore di Dio – recita l’antifona d’ingresso della Veglia di Pentecoste – è stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito, che ha stabilito in noi la sua dimora”. Il fuoco dello Spirito imprima il suo sigillo nei “ruderi” dei nostri cuori: ci ottenga questo ineffabile dono la Vergine Maria che, nell’attesa della Pentecoste, ha perseverato con gli apostoli in unanime preghiera.

+ Gualtiero Sigismondi

Orvieto - Basilica Cattedrale
04-06-2022