Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria 2021- Omelia

Nel cuore del mese di agosto la Chiesa in Oriente e in Occidente celebra la Solennità dell’Assunzione di Maria Santissima al cielo. Nella Chiesa Cattolica, il dogma dell’Assunzione fu proclamato durante l’Anno santo del 1950 dal Venerabile Pio XII. La celebrazione di questo mistero di Maria affonda le radici nella fede e nel culto dei primi secoli della Chiesa, per quella profonda devozione verso la Madre di Dio che è andata sviluppandosi progressivamente nella comunità cristiana. Già dalla fine del IV secolo e l’inizio del V, abbiamo testimonianze di vari autori che affermano come Maria sia nella gloria di Dio con tutta se stessa, anima e corpo, ma è nel VI secolo che a Gerusalemme, la festa della Madre di Dio, la Theotòkos, consolidatasi con il Concilio di Efeso del 431, cambia volto e diventa la festa della Dormizione, del Transito di Maria Vergine, diventa cioè la celebrazione del momento in cui la Madre di Dio esce dalla scena di questo mondo ed entra in cielo glorificata in anima e corpo.

Il brano evangelico proposto dalla liturgia dell’odierna solennità ci fa ascoltare i passi del cammino che la Vergine ha percorso, “in fretta”, per raggiungere il monte di Dio (cf. Lc 1,39-56). È il racconto della visita a Elisabetta in cui Maria, nel Magnificat, declina le opere della divina misericordia, che “disperde i superbi nei pensieri del loro cuore, rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati”. Il Magnificat amplifica il profondo silenzio che accompagna il Fiat della Madre del Verbo di Dio fatto carne il quale, come fa dire Dante Alighieri a San Bernardo, “carcar si volse de la nostra salma” (Par. XXXII, 114).

“Per capire l’Assunzione – osservava Benedetto XVI – dobbiamo guardare alla Pasqua, il grande Mistero della nostra Salvezza, che segna il passaggio di Gesù alla gloria del Padre attraverso la passione, la morte e la risurrezione. Maria, che ha generato il Figlio di Dio nella carne, è la creatura più inserita in questo mistero, redenta fin dal primo istante della sua vita, e associata in modo del tutto particolare alla passione e alla gloria del suo Figlio. L’Assunzione al cielo di Maria è pertanto il mistero della Pasqua di Cristo pienamente realizzato in Lei. Ella è intimamente unita al suo Figlio risorto, vincitore del peccato e della morte, pienamente conformata a Lui. Ma l’Assunzione è una realtà che tocca anche noi, perché ci indica in modo luminoso il nostro destino, quello dell’umanità e della storia. In Maria contempliamo quella realtà di gloria a cui è chiamata tutta la Chiesa”.

La Vergine Maria, “primizia e immagine della Chiesa”, “brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino” (Lumen gentium, 68). “La Madonna – afferma Papa Francesco – ha poggiato i piedi in Paradiso: non ci è andata solo in spirito, ma anche con il corpo, con tutta se stessa. Questo passo compiuto della Vergine di Nazaret è stato il grande balzo in avanti dell’umanità. Che una di noi abiti in cielo col corpo ci dà speranza. Dio non lascerà svanire il nostro corpo nel nulla. Con Dio nulla andrà perduto!”. In Maria Assunta in cielo la meta è raggiunta e noi, “ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni”, abbiamo davanti agli occhi il motivo per cui non ci possiamo esimere dall’affrettare nella speranza il nostro cammino, “usando saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni del cielo”. Se l’Assunzione ci apre al futuro luminoso che ci aspetta, ci invita anche a percorrere, con l’audacia della fede, “la via santa che dal fonte battesimale conduce alla Gerusalemme del cielo”.

Santa Madre di Dio, posta sulla rupe del cielo, guarda a noi tuoi figli, pellegrini nell’ipogeo della terra. Il tuo corpo verginale, come non ha conosciuto la ferita del peccato originale, così non è stato aggredito dalla piaga da decubito del sonno della morte. “Madre di misericordia – così prega san Bernardo in un sermone per la festa dell’Assunta – affidandosi all’affetto sincero della tua anima, con suppliche devote la Luna, cioè la Chiesa, si rivolge a te, che sei posta come mediatrice per il Sole di giustizia, Cristo, perché nella tua luce possa vedere la luce. Sei piena di grazia, sazia i tuoi poveri”. Santa Maria, “Porta felice del cielo”, tu ci inviti a tenere fisso lo sguardo sul Figlio tuo, “grondante di luce”, che sostiene il “peso di grazia” della disarmante semplicità della tua bellezza verginale. Le tue mani aperte sono rivolte verso di noi ad accogliere le speranze di tutti. Dolce Regina del mondo, “stella che guida i nostri passi all’incontro con il Figlio tuo”, ci affidiamo alla tua intercessione con cuore semplice, come quello di un bimbo svezzato in braccio a sua madre.

+ Gualtiero Sigismondi

 

Orvieto - Basilica Cattedrale
15-08-2021