Esequie di mons. Fernando Valenti – Omelia

Celebrando le esequie di don Fernando Valenti, nella memoria di S. Scolastica, la Liturgia della Parola ci consegna un vero e proprio ossimoro – “forte come la morte è l’amore” (Ct 8,6) –, che Baldovino di Canterbury – vissuto nel XII secolo – commenta in modo così eloquente: “Forte è la morte, che è capace di privarci del dono della vita. Forte è l’amore, che è capace di ricondurci ad un miglior uso della vita. Forte è la morte, che è in grado di spogliarci del vestito di questo corpo. Forte è l’amore, che è capace di strappare le nostre spoglie mortali alla morte e restituircele. Forte è la morte a cui nessun uomo è in grado di resistere. Forte è l’amore, al punto da trionfare su di essa, spuntarne il pungiglione, smorzarne la forza, vanificarne la vittoria. Verrà il tempo in cui sarà insultata, quando si potrà dire: Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Dov’è la tua forza? (cf. 1Cor 15,55)”.

In questo tempo, segnato dalla dura prova dell’emergenza sanitaria, la morte con le sue fauci continua a divorare senza pietà chiunque e ovunque. È giunta a rapire anche don Fernando che ha legato la sua vita alla Parrocchia di Santa Maria in Ponterio – Pian di Porto, in cui ha edificato questa “casa della Chiesa” nella quale si raduna la comunità a cui è rimasto fedele fino alla fine. Il 27 ottobre 1957, giorno della sua nomina a parroco, ha trovato aperto il cantiere di questa Chiesa, ancora priva di intonaci e di pavimenti. Il lavoro fatto sul “rustico”, nel corso di decenni, ha accompagnato di pari passo quello realizzato con le “pietre vive”, facendo crescere lo spirito che ha animato la casa di Betania, in cui è risuonata l’eco del “prologo” del primo annuncio della gioia pasquale: “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25).

Fratelli e sorelle carissimi, la figura di don Fernando chi più e meglio di voi la può conoscere? E tuttavia anch’io ho avuto modo di cogliere qualche aspetto della coerenza della sua vita sacerdotale. Quando l’ho incontrato la prima volta, qualche giorno dopo il mio ingresso in diocesi, mi ha supplicato di concedergli di chiudere i suoi giorni in parrocchia e non in una casa di riposo. Sentendo sopra di sé il carico degli anni e il conseguente venir meno delle forze, aveva bisogno di essere rinfrancato, ogni tanto, da una parola di conforto. Custodisco nella memoria del cuore il mio ultimo incontro con lui, avvenuto nella sacrestia della Concattedrale della Ss. Annunziata, il giorno delle esequie di don Vincenzo Faustini. A un presbitero che mi ha chiesto: “Chi sarà il prossimo?”, egli ha risposto prontamente: “Adesso tocca a me!”. Non ha dato a nessuno il tempo di replicare, allontanandosi con passo veloce.

Don Fernando ha legato il suo ministero sacerdotale non solo a questa Parrocchia, ma anche alla Cancelleria vescovile, sua “seconda casa”, ufficio che egli ha diretto per quaranta anni, dal 1972 al 2012. Memore dei molteplici servizi resi a mons. Alfonso Maria De Sanctis dai suoi genitori nel Palazzo vescovile di Todi, egli ha continuato a recarsi in Curia molto volentieri, per esaminare con scrupolo le istruttorie matrimoniali sottoposte alla sua attenzione. Un giorno, avendo concesso una licenza senza essere riuscito a sentire il mio parere, non ha permesso che il sole tramontasse prima di avermi spiegato la ragione della sua sollecitudine. Nell’ascoltarlo ho avvertito la sua sensibilità sacerdotale, attenta a non trascurare le indicazioni offerte da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Amoris laetitia, che invita a esplorare la “frontiera” della pastorale familiare, senza esitare a scendere nella “trincea” delle coppie “in difficoltà” o “in allestimento”.

Fratelli e sorelle carissimi, “gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti” (cf. Sal 90,10), e tuttavia scorrono veloci. L’esistenza è come un fiume: scaturisce dalla sorgente del Creatore, raccoglie rivoli, ha percorsi lineari e tranquilli, incontra ostacoli inattesi, viaggia a cielo aperto con ogni tempo, conosce penuria e abbondanza, lotta con anse improvvise, che sembrano voler distrarre il suo corso, e a volte con rapide che possono rompere la sua compattezza e disperderlo in rivi e paludi. Comunque, il fiume della vita lascia il segno nella terra, tra case, montagne e pianure. Solo Dio, che vede nel segreto del cuore, può valutare e fare bilanci.

Supplichiamo il Signore di concedere a don Fernando di “contemplare per sempre nella sua pienezza il mistero che ha fedelmente servito sulla terra”. Mentre eleviamo la nostra preghiera di suffragio, assicuriamo anche quella di conforto, in particolare per la sorella Clara, la quale ha esercitato in canonica la funzione che Marta e Maria hanno svolto nella casa di Betania.

+ Gualtiero Sigismondi

Ponterio di Todi
10-02-2021
Ponterio di Todi