L’omelia del vescovo Gualtiero per la Solennità della Dedicazione della Cattedrale

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La storia dell’uomo si ripete per inerzia: abbiamo santificato il mercato e profanato il tempio. Il brano evangelico che la liturgia ci fa incontrare nell’odierna solennità (cf. Gv 2,13-22), che coincide con la Giornata mondiale dei poveri, sollecita tutti noi a chiederci non solo se abbiamo fatto della casa della Chiesa particolare un mercato, ma anche se abbiamo eretto altari all’interno dei centri commerciali. Sono interrogativi, questi, a cui non possiamo sottrarci, non tanto per lo spopolamento delle chiese che la pandemia ha incentivato, quanto per l’indebolimento della trasmissione della fede all’interno delle nostre case, chiamate domus Ecclesiae dalla prima comunità cristiana.

Fratelli e sorelle carissimi, porto nel cuore un sogno: ristrutturare le nostre parrocchie con una tessitura di relazioni espresse in piccole comunità familiari, sul modello della casa di Aquila e Priscilla (cf. At 18,1-11). Non si tratta di “censire” ma di “accatastare” tali comunità domestiche, promuovendo la “pastorale del campanello”: questo è uno dei risultati più lusinghieri da raggiungere al termine della fase diocesana del cammino di preparazione alla XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Per il testo completo dell’omelia clicca qui.