Intervista a don Emanuele Frenguelli, nuovo direttore della Pastorale giovanile

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ASCOLTO E COMUNIONE

Don Emanuele Frenguelli, 36 anni, prete da sette, vicario parrocchiale a Ciconia e assistente ecclesiastico dei settori Giovani e Ragazzi dell’Azione cattolica diocesana, è il nuovo direttore della Pastorale giovanile. Il decreto di nomina del vescovo Sigismondi è datato 24 giugno, solennità della Natività di san Giovanni Battista, e si conclude con l’augurio al neo direttore e ai suoi collaboratori di “lasciarsi ispirare dalla testimonianza di Giovanni Battista, che ha preparato la via del Signore e lo ha indicato presente nel mondo”.

Don Emanuele, quali sentimenti e quali pensieri sono per primi balenati nel tuo cuore e nella tua mente dinanzi a questo nuovo incarico?
“Mi è balenata nella mente un’espressione che sentivo ripetere spesso dai miei nonni, per andare avanti senza scoraggiarsi: ‘Dio provvederà’. Aver accompagnato il vescovo Tuzia nella visita pastorale qualche anno fa mi ha fatto rendere conto dei tanti semi di bene che da tempo germogliano nella nostra diocesi, e questo ha contrastato quel primo tentativo di rinunciare che avrebbe chiunque, me compreso, quando viene chiamato a un compito sicuramente entusiasmante ma delicato come questo”.

Il vescovo Sigismondi diverse volte ha detto che per la pastorale giovanile “non servono le ruote per inseguire gli eventi ma le ginocchia per chiedere al Signore la grazia di camminare insieme”. Cosa suggeriscono al tuo mandato queste parole?
“Spesso, anche nell’impostare iniziative per la parrocchia, mi viene in mente l’episodio di Betania (Luca 10,38-41), per non perdere di vista ciò che è veramente necessario, e il fatto che la nostra missione è l’annuncio. Se non facciamo partire tutto dall’inginocchiatoio, anche nella massima buona fede, si rischia che l’annuncio diventi accessorio, e gli accessori lo scopo”.

È passato poco più di un mese dalla nomina. Hai già fatto qualche ‘passo’? Hai iniziato a elaborare dei programmi?
“La fretta non è una buona consigliera – semmai l’urgenza, ma non la fretta – ma questi mesi estivi sono serviti almeno per trovare le direttrici. Prima di elaborare un programma vero e proprio vorrei ascoltare cosa i giovani hanno da dirci, sia perché ci rivolgiamo a loro, sia per evitare che la Pastorale giovanile diventi un’isola. Piuttosto, arrivi al mondo giovanile in piena comunione con gli altri Uffici pastorali che si rivolgono a loro direttamente o indirettamente, soprattutto la Pastorale familiare e quella vocazionale, senza dimenticare quella scolastica e la catechesi. Lo spirito della sinodalità, su cui il Papa e i vescovi stanno insistendo molto, insegna a lavorare in comunione.
Al pari delle iniziative che animano l’anno sta la preoccupazione che in tutta la diocesi i ragazzi possano avere una pastorale giovanile ordinaria e, dove manca, speriamo nella collaborazione con i parroci perché anche i giovani possano approfondire la loro fede.
A rendere possibile questo ci sono anche Paola Raspetti e Leonardo Rossi, curatori della casa diocesana di Spagliagrano, che il Vescovo ha nominato primi collaboratori della Pastorale giovanile, un dono prezioso per questo ufficio”.

Dunque la casa diocesana di Spagliagrano continuerà, terminati i lavori di ristrutturazione, a essere un punto di riferimento per le future attività giovanili?
“La Casa di Spagliagrano è imprescindibile, non solamente per le possibilità pratiche che offre, ma anche per la presenza della famiglia di Leonardo e Paola, testimonianza splendida di fede e apostolato vissuti nella normalità di una vita familiare”.

Un’ultima domanda: secondo te, di cosa hanno maggiormente bisogno i giovani oggi?
“Questa è una domanda a cui vorrei che rispondessero loro, e la Consulta dei giovani vorrei che avesse lo scopo dell’ascolto.
Personalmente, da ciò che ho potuto osservare nella zona dove opero, il Covid costringe a cambiare molte categorie anche sui giovani – e oggi la dimensione di cui avvertono maggiormente la necessità è quella relazionale. Anche nella fede dovremmo ripartire dall’aspetto relazionale con il Signore, condizione per costruire le relazioni con se stessi e il prossimo”.

(INTERVISTA A CURA DI MICHELA MASSARO, PUBBLICATA IL 6 AGOSTO 2021 SUL SETTIMANALE REGIONALE LA VOCE)