“Padre, voglio che dove sono io
siano anche coloro che hanno creduto in me:
perché come tu sei in me e io in te,
così anche essi rimangano in noi” (cfr. Gv 17, 20 ss.).
Nelle prime ore del mercoledì tra l’ottava di Pasqua, Don Giacomo Mancini, Decano della nostra Diocesi, dopo lunga malattia, ha concluso il suo lungo pellegrinaggio terreno.
Ad annunciarne la morte il Vescovo Benedetto Tuzia, il Presbiterio diocesano e i familiari.
Don Giacomo avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 2 luglio e 75 di sacerdozio l’8 dello stesso mese. Il decesso è avvenuto nella casa nella casa parrocchiale di Dunarobba, dove da qualche anno viveva nella piccola comunità sacerdotale con Don Piero Grassi e Mons. Antonio Cardarelli.
Per le vigenti disposizioni a causa dell’emergenza sanitaria, non potrà celebrarsi il funerale pubblico, per cui i fedeli della Diocesi sono invitati ad offrire preghiere di suffragio, raccomandando il Sacerdote alla Misericordia di Dio e alla Vergine Maria da lui tanto amata con il titolo di “Madonna della Pasquarella”.
La benedizione della salma e la tumulazione avverranno in forma strettamente privata presso il Cimitero di Avigliano Umbro, domani 16 aprile alle ore 15.00.
Don Giacomo ha svolto il suo Ministero con passione e zelo apostolico nelle parrocchie di Sismano, Acqualoreto e Morruzze.
Dal ’95, a causa di una malattia che compromise la sua attività motoria, aveva lasciato Acqualoreto per tornare nella casa paterna ad Avigliano, dove fu assistito amorevolmente dalla sorella Vera, fino alla morte di lei.
Dopo quella malattia, nonostante la paresi della gamba e del braccio destro, non si è mai arreso. Con una lucidità mentale straordinaria e una forza di volontà insuperabile, aveva imparato a scrivere con la sinistra, recitava puntualmente il breviario e celebrava quotidianamente la S. Messa in casa. Si è sempre interessato degli avvenimenti politici, è stato assiduo lettore del settimanale regionale La Voce e di altre riviste. Partecipe nelle riflessioni pastorali, era sempre contento di ritrovarsi a tavola con i suoi confratelli don Piero e don Antonio, con i quali spesso intraprendeva dibattiti anche di carattere filosofico, e il suo argomentare non risentiva certo dello scorrere del tempo.
Così fino a metà luglio del 2018, quando la malattia è tornata di nuovo, aggravandone la situazione e togliendogli l’uso della parola. Sempre vigile e tenace, però, ha continuato a voler essere accompagnato nella chiesa adiacente alla casa per pregare e ricevere l’Eucarestia.
Proprio ieri pomeriggio, don Piero, ha celebrato la Messa a porte chiuse, con lui, nella sua camera, dandogli la Comunione e il sacramento dell’Unzione dei malati.
Doverosi ringraziamenti vanno alla signora Florica, che per molti anni si è presa cura del Sacerdote con professionalità e premura, ai 2 Confratelli, che con affetto lo hanno accompagnato in questi ultimi e difficili anni della sua esistenza terrena, e al Vescovo Benedetto, che ha fatto sempre sentire la sua vicinanza e paternità.